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16 Maggio 2025

Perché la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante è una riforma necessaria per garantire l’imparzialità della giustizia

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Perché la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante è una riforma necessaria per garantire l’imparzialità della giustizia

di Gianfrancesco Caputo

La proposta di separare le carriere tra magistratura inquirente e magistratura giudicante è uno dei temi centrali del dibattito giuridico e politico in Italia. Questo intervento normativo, invocato da numerosi esperti del settore, rappresenta un passo decisivo per garantire un sistema giudiziario più imparziale, equilibrato e rispettoso del principio del giusto processo sancito dalla Costituzione.

Attualmente in Italia, magistrati inquirenti (pubblici ministeri) e magistrati giudicanti appartengono alla stessa carriera. Condividono, infatti, lo stesso percorso di selezione, formazione, avanzamento professionale e organo di autogoverno, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM). Questo sistema consente il passaggio da una funzione all’altra, creando potenziali sovrapposizioni e conflitti di interesse che minano la percezione di neutralità del giudice.

La riforma proposta prevede carriere separate: pubblici ministeri e giudici verrebbero inseriti in percorsi distinti fin dall’inizio della carriera. Ogni figura professionale manterrebbe competenze specifiche senza possibilità di scambio di ruolo.
Si attuerebbe una formazione dedicata, pertanto la formazione e l’aggiornamento professionale sarebbero strutturati in modo distinto per rispondere alle esigenze e alle peculiarità di ciascuna funzione.

Verrebbero istituiti organi di autogoverno separati, quindi si ipotizza la creazione di due CSM distinti, uno per i giudici e uno per i pubblici ministeri, per garantire una maggiore indipendenza e trasparenza nelle decisioni riguardanti la carriera, gli avanzamenti e le eventuali sanzioni disciplinari.

Perché è giusta questa riforma?
Perché è giusto avere garanzia di imparzialità, la figura del giudice, che deve essere terzo e imparziale nel giudicare, non deve avere alcuna connessione o affinità professionale con il pubblico ministero, che invece è parte nel processo. Mantenere entrambe le figure nella stessa carriera può generare il sospetto di favoritismi o asimmetrie nel trattamento delle parti.

Perché è fondamentale il rispetto del giusto processo, l’articolo 111 della Costituzione italiana e le convenzioni internazionali, come la Convenzione europea dei diritti dell’uomo (CEDU), sottolineano l’importanza di un processo equo e imparziale. Separare le carriere garantisce che il giudice sia effettivamente indipendente e percepito come tale da entrambe le parti.

Perché la riforma si adegua ad un modello europeo, in molti Paesi europei hanno già adottato un sistema basato sulla separazione delle carriere, tra cui Francia, Germania e Spagna. Questi modelli dimostrano che la distinzione tra giudice e pubblico ministero contribuisce a una maggiore fiducia dei cittadini nella giustizia.
Perché è necessario garantire l’autonomia del pubblico ministero, infatti anche il pubblico ministero trarrebbe vantaggio dalla separazione, rafforzando la propria indipendenza operativa e la propria specializzazione nella funzione inquirente. Questo aspetto è fondamentale per garantire indagini più efficaci e meno soggette a pressioni esterne.

Perché la prevenzione di abusi e conflitti di interesse eviterebbe la possibilità di passare da una funzione all’altra conducendo a situazioni di conflitto di interesse. Separando le carriere, si eviterebbero potenziali ambiguità e si rafforzerebbe la trasparenza del sistema giudiziario.

Ovviamente i detrattori della riforma temono che la separazione delle carriere possa ridurre l’unitarietà della magistratura e indebolire l’indipendenza del pubblico ministero. Tuttavia, queste preoccupazioni possono essere superate con l’adozione di garanzie adeguate, come la creazione di un sistema di selezione meritocratico e l’introduzione di norme che salvaguardino l’autonomia del pubblico ministero rispetto al potere esecutivo.
Inoltre, è importante sottolineare che la separazione delle carriere non implica una subordinazione del pubblico ministero al governo, ma solo una differenziazione funzionale e strutturale delle due figure.

La riforma della separazione delle carriere rappresenta una misura necessaria per modernizzare il sistema giudiziario italiano, garantendo maggiore imparzialità, trasparenza e fiducia da parte dei cittadini. Questo cambiamento, lungi dal minare l’unitarietà della magistratura, ne rafforzerebbe il ruolo come pilastro fondamentale dello Stato di diritto, assicurando che il processo sia equo, indipendente e conforme ai più alti standard democratici.

Gianfrancesco Caputo
Coordinatore Partito Socialista Italiano Golfo di Policastro

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