Le nostre vacanze a Sapri
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di Giovanni Lovisi
Il sole cocente annuncia l’arrivo dell’estate. La mia famiglia, ancora con tracce di primavera, desidera ardentemente incontrare il mare. La spiaggia è sempre la nostra meta estiva.
Mia madre prepara con cura le valigie come se stesse preparando un raffinato cibo italiano. Mio padre controlla meticolosamente le condizioni meccaniche dell’auto. La notte, sdraiati a letto, io e i miei fratelli non riusciamo a dormire in attesa del viaggio dei nostri sogni. Al mattino, attraverso il finestrino dell’auto, osserviamo le verdi colline a perdita d’occhio che ci accompagnano fino al mare. Dopo un’ora, mio padre parcheggia la macchina nella nostra nuova casa delle vacanze.
Al mattino arriviamo molto presto in spiaggia per noleggiare ombrelloni e lettini. Ci piace stare vicino alle onde per goderci l’acqua del mare e sentire l’atmosfera fresca della costa. Giochiamo a fare castelli di sabbia, dove regnano antichi principi e principesse, ma che presto si dissolvono con l’arrivo delle onde. Condividiamo sogni e illusioni con i nostri colleghi e, come ogni bambino, ci rallegriamo del mondo magico che ci circonda una volta all’anno. La sera passeggiamo sul lungomare, guidati dalla brezza marina serale. Ci sediamo nella piazza del paese, prendiamo un gustoso gelato e osserviamo la camminata rilassata della gente che, come noi, si godono il clima stagionale. La luna bianca e le stelle scintillanti nel buio cielo estivo completano la scena del paradiso, che si manifesta maestosamente nelle notti d’estate. Le mie vacanze d’infanzia trascorrono in Brasile.
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Tuttavia, in questi momenti, mio padre ricorda sempre con nostalgia le estati trascorse nella sua terra natale. Questo suo sentimento genera in me un amore eterno che non svanisce mai e dá un nuovo senso alla mia attuale esistenza.
Cosi, dopo 60 anni, come una trasfigurazione del passato, mi sembra che le mie vacanze passino a Sapri, in Italia. Pertanto, il posto dell’anima non è necessariamente quello del corpo. Indipendentemente dalla presenza del corpo, l’anima vive la sua ascendenza in qualsiasi spazio. È come se lo spirito perdesse la memoria e tornasse all’origine, in modo che il presente fosse la continuità delle esperienze ancestrali dell’anima.