Il piacere del testo: “Cosa c’è sotto un tombino?”

di Stefano Cazzato

“Il piacere del testo” rubrica a cura di Stefano Cazzato
Come un tombino segnala la presenza di un altro mondo, per un verso alludendovi e per un altro coprendolo, anche questo libro segnala qualcosa d’altro rispetto al suo essere un semplice libro.
Intanto contiene 26 foto del freelance e grapich designer Francesco Zappitelli, foto di un elemento urbano su cui raramente si ferma il nostro sguardo quando camminiamo per strada, perché bisognerebbe guardare in basso invece che davanti, come solitamente, e per ovvie ragioni, si deve fare; se poi questo elemento viene da una cittadina di provincia, quindi al di fuori dei flussi turistici e del clamore modaiolo, la cosa è ancora più interessante.
Contiene poi un interessante introduzione dell’italianista Ludovica Gatta che apre insospettabili tracce di ricerca a partire dall’analogia tra scrittura e grafismo, tra alfabeto e impronte, tra lettere e segni, tra originale e riproduzione.
Scrive Gatta: “I tombini, fin dall’origine, oltre alla loro presenza strettamente funzionale allo scopo, sono equiparabili alle matrici per stampa a rilievo di elementi sia alfabetici (testi, nomi di aziende, loghi, simboli, codici numerici) che visuali (pattern), prima su legno e poi su ghisa. E tali matrici a rilievo a cosa possono essere associate? Esattamente ai primi libri a stampa …”
Contiene infine il mondo che non vediamo, il sublime, ciò che sta sotto la soglia, oltre il visibile, al di là dell’osservabile, un mondo potenzialmente ricco e inesauribile di esperienze reali ma anche di immagini, di produzioni creative, di avventure spirituali, di percorsi intellettuali, di idee platoniche.
I tombini rimandano a mille cose, che rendono possibile le nostre vite effettive, pensiamo ai servizi dell’acqua, delle fogne e delle reti, ma anche alle più fantasmagoriche attività della mente, dalle più normali alle più trasgressive.
Laggiù, nei labirinti oscuri e sotterranei, nascosti alla coscienza comune, c’è il sommerso e l’inconscio delle città.
Da Italo Calvino a Samuel Beckett, dalla leggenda del Pifferaio magico al regista gotico Romero, quante visioni sono capaci di sollecitare i tombini, dietro la loro elegante apparenza che ricorda le astrazioni di Hans Arp e di altri artisti concettuali?

Ventisei tombini a Vasto. Fotografie di F. Zappitelli, Testo di L. Gatta, Graphe edizioni, pp. 77, Euro 18