“Papa Francesco”: il ricordo di Michele Laurino



di Michele Laurino
Oggi il mio cuore è colmo di dolore e gratitudine mentre piango la dipartita di un faro di umanità, Sua Santità Papa Francesco. Ho avuto il privilegio immenso di incontrarlo in due occasioni che custodirò per sempre nel cuore: il 27 gennaio scorso, tra i 200 sindaci riuniti dall’ASMEL, e soprattutto durante quell’indimenticabile incontro privato il 30 dicembre scorso, accompagnato dal caro Vescovo Vincenzo Valvosa. In quegli attimi, ho conosciuto non solo il Papa, ma l’essenza stessa dell’umiltà e della fede vissuta. Ricordo ancora il suo sguardo mite e sorridente, le mani rugose che stringevano le mie con calore paterno, e quella semplicità disarmante che lo rendeva così vicino a ogni essere umano. Ma un gesto, in particolare, mi ha segnato l’anima: mentre gli esponevo una mia richiesta, lui mi fissò con quel sorriso sapiente, fece il segno del pollice alzato e disse: “Questa cosa la faremo”, accompagnando le parole con un occhiolino complice. In quel secondo, ho sentito tutta la sua vicinanza, la sua capacità di trasformare anche un attimo fugace in un’eternità di speranza. Oggi, mentre il mondo piange un gigante dello spirito, io sono certo che il Padre lo abbia accolto tra gli angeli, perché Francesco non è mai stato un uomo qualunque: era un riflesso dell’Amore divino sulla terra. La sua eredità non morirà mai, perché vive in chi, come me, ha avuto la fortuna di incrociare il suo cammino e di ricevere quella carezza dell’anima che solo lui sapeva donare. Grazie, Santo Padre, per avermi insegnato che la santità passa attraverso un pollice alzato, un sorriso, uno sguardo che dice: “Io ci sono”. Prega per noi dal Cielo, come noi abbiamo pregato per te in terra.Con infinita devozione.
