L’inflazione è la “tassa più odiosa”, colpisce i bisognosi
«Informazione Giuridico e Culturale» a cura diPietro Cusati detto Pierino, giornalista, Consigliere – Segretario dell’Associazione Giornalisti del Vallo di Diano (SA)
L’inflazione è la “tassa più odiosa”, colpisce i bisognosi , riduce il valore dei risparmi e pesa particolarmente sui pensionati e i lavoratori a reddito fisso. Nella relazione annuale dell’attività svolta dall’Antitrust,il Presidente Roberto Rustichelli ha illustrato al Senato l’ importante cambiamento intervenuto nell’assetto organizzativo al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia del lavoro attraverso l’istituzione di nuovi Dipartimenti. Secondo il Presidente dell’Antitrust Roberto Rustichelli l’inflazione grava più sulle famiglie che hanno una minore capacità di spesa, come ripetono spesso gli economisti è la “tassa più odiosa”: colpisce i bisognosi più dei ricchi, riduce il valore dei risparmi e pesa particolarmente sui lavoratori a reddito fisso. Per il 20 % delle famiglie meno abbienti, l’inflazione effettiva arriva a essere quasi il doppio di quella delle famiglie più ricche.L’inflazione da costi, derivante in particolare dai rincari energetici, pesa anche sul mondo delle imprese , soprattutto su quelle di piccole dimensioni, per le quali ha comportato generalmente una riduzione dei margini di profitto. I costi di elettricità e gas per le imprese del settore terziario sono aumentati dai 13,4 miliardi del 2019 ai 32,9 miliardi del 2022. Solo una parte delle imprese ha potuto reagire all’aumento dei costi traslandolo, almeno parzialmente, sui prezzi. L’impatto delle dinamiche inflattive su famiglie e imprese può essere condizionato anche dal grado di concorrenzialità dei mercati. In generale una concorrenza inefficace porta a prezzi più alti, ma non necessariamente anche all’aumento continuo e sostenuto dei prezzi nel tempo. I mercati reali non sono quelli perfettamente concorrenziali della teoria economica, in cui le variazioni dei costi si trasmettono immediatamente e completamente sui prezzi. Il tessuto concorrenziale dell’economia italiana è, nel suo complesso, sano e le dinamiche nazionali non appaiono essere sostanzialmente divergenti da quelle europee. Nel settore dell’energia, sono aumentati i prezzi per gli utenti finali e, al tempo stesso, sono cresciuti i margini realizzati dalle grandi società verticalmente integrate nelle fasi a monte della filiera, nel complesso, nel 2022, il MOL delle principali società elettriche del Paese è cresciuto di oltre 16 miliardi di euro,+25% rispetto all’anno precedente. L’Antitrust ha modulato le proprie attività con l’obiettivo prioritario di tutelare i consumatori finali da condotte potenzialmente scorrette, aggressive o abusive che possono incidere sul potere d’acquisto delle famiglie. Le istruttorie e l’indagine conoscitiva avviate nel settore della distribuzione dei carburanti, i procedimenti di tutela del consumatore relativi alle modifiche dei contratti per la fornitura di energia, l’attività di monitoraggio sulle imprese soggette al prelievo sui sovra-profitti. Il Regolamento 1/2003, di cui ricorre il 20° anniversario, ha permesso di consolidare un rapporto di fiducia e di continuo interscambio tra le autorità di concorrenza europee. Nell’economia digitale va annoverato anche l’abuso di dipendenza economica, fattispecie rafforzata dalla legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, che ha introdotto una presunzione di dipendenza economica dalle piattaforme digitali.