Alberoni, la speranza è la virtù più importante per la vita, accettare la sfida quotidiana con entusiasmo
di Pietro Cusati detto Pierino
Il Prof. Francesco Alberoni , noto sociologo ,nato il 31 dicembre 1929 a Piacenza,a scuola è stato uno studente modello, finita la guerra nel 1945, passava la maggior parte dei pomeriggi nella Biblioteca comunale leggendo libri di storia , di filosofia e psicologia. Si iscrisse alla facoltà di medicina e chirurgia a Pavia,con il proposito di fare psichiatria come Sigmund Freud o Karl Jaspers. Conobbe una persona che aveva frequentato uno psicoanalista inglese. A vent’anni aveva letto tutto Freud, Abraham, Melanie Klein e, a ventuno anni, ha tenuto all’Università di Pavia la prima conferenza sulla psicoanalisi davanti a professori e studenti. Dopo la laurea in medicina fu chiamato a lavorare con Padre Agostino Gemelli, che guidava il più importante istituto di Psicologia italiano ,conducendo delle ricerche sperimentali sulla probabilità soggettiva, pubblicate sul Journal of General Psychology. Libero docente di Psicologia nel 1960 e di Sociologia nel 1961, Professore ordinario di Sociologia nel 1964 a Milano Cattolica, Rettore dell’Università di Trento dal 1968 al 1971. In seguito ha insegnato sociologia a Losanna, a Catania e all’Università di Milano Statale (1978) e all’Universita Sisto V di Roma. Rettore dell’Universita di Lingue e Comunicazione IULM di Milano dal 1997 al 2001.Grazie alla società Bassetti fece una ricerca sul corredo in diverse regioni italiane. In quella occasione scoprì che i contadini e soprattutto le donne volevano emigrare in città non perché morissero di fame, ma perché avevano capito che lì c’è il benessere e il futuro. E, a differenza delle emigrazioni in Europa o in America non pensavano di tornare nel paesello natio, ma di fermarsi. Da questa ricerca pubblicò il libro L’integrazione dell’immigrato nella società industriale, Milano Vita e Pensiero, 1958. Il sociologo Francesco Alberoni nel 1994 pubblicò il libro ‘’Gli invidiosi’’. Nella società contemporanea, definita dall’autore come “post-ideologica”, l’invidia è un meccanismo di difesa, messo in atto nel momento in cui un soggetto insicuro si sente sminuito nel confronto con qualcun altro. Alberoni sostiene che l’invidia sia il sentimento emergente in una vita impedita, sconfitta, ma ancora reattiva, oppure in una vita incerta, insicura, quindi è sintomo di una vita non ancora pienamente sviluppata o di una in lento declino. Le differenze che intercorrono tra invidia e gelosia, tra invidia e ammirazione, tra odio e invidia e focalizza l’attenzione su alcune manifestazioni emblematiche ed esemplari. Si sofferma sulla competizione sportiva e sulle norme, criteri e modalità che possono indurre a reazioni di invidia, come la scarsa accettazione del verdetto e l’insofferenza per le graduatorie e l’inferiorità evidenziatesi. Alberoni presenta i sintomi fondamentali dell’invidia, come la maldicenza, la vendicatività, il pessimismo, la predisposizione alle critiche, il perseguimento delle onorificenze e spiega come si possa superare l’invidia e farla scomparire. Nella società competitiva la frustrazione che nasce dal confronto con chi ha più di noi, si connota come invidia, gli invidiosi si scrutano reciprocamente, timorosi di restare indietro nella corsa per l’autoaffermazione. L’invidia è anche un meccanismo di difesa per mascherare l’insicurezza radicale di cui tutti soffrono. Nel libro di Alberoni l’invidia viene presentata come la manifestazione della solitudine dell’individuo, della perdita di un rapporto autentico con gli altri, solo ritrovando questo rapporto la persona invidiosa potrà guarire dalla sua malattia.