Trenta anni or sono a Crotone: la “notte dei fuochi.” Gli operai licenziati Enichem bruciano il fosforo lungo la strada statale 106
di Rodolfo Bava
Oltre 1.00 operai ricevono l’avviso di licenziamento il 6 settembre del 1993. In segno di protesta, gli operai diedero fuoco, lungo la strada statale 106, al fosforo che veniva prodotto in quella fabbrica. Ma la protesta coinvolse tutta la città: casalinghe studenti, lavoratori, lavoratrici, associazioni. Persino il Vescovo di allora, mons. Giuseppe Agostino si schierò in difesa della città.
A tale proposito, il Direttore del giornale “Il Crotonese”, Giuseppe Pipita osserva: “E’ vero, non ci sono più le fabbriche, però la città da quella rivolta, ha cominciato ad investire su altre risorse. Deve investire ancora tanto, sul turismo soprattutto perché è la risorsa principale che può dare una vera occasione di sviluppo. Ancora si fa poco in questo settore. E dopo 30 anni dai “fuochi” non ha ancora deciso cosa fare”.
Ed il Pipita continua ad osservare: “Si è diviso il fronte comune, adesso ognuno, anche per colpa dei social, la pensa in modo diverso e grida contro l’altro, per cui non si è più uniti per un obiettivo comune. In questo periodo abbiamo la questione aeroporto, ospedale, lo stadio e, su ognuna di queste questioni, si grida l’uno contro l’altro, se uno partecipa o meno ad una manifestazione. Ed è questo lo spirito che si è perso. Le foto delle manifestazioni dovrebbero essere scolpite nella mente delle nuove generazioni che, invece, si preoccupano del like su Instagram o su Facebook”.
L’augurio è che Crotone possa riaccendere metaforicamente quei fuochi, ritrovare quell’unità persa per strada su tutti i problemi che attanagliano la nostra città. Da aggiungere a quelle enumerate: le infrastrutture, la sanità, l’ambiente in generale, ovviamente il lavoro, senza dimenticare la criminalità organizzata. Vada il nostro augurio di buon lavoro alla nostra classa politica locale e regionale.