PALERMO – QUASI QUARANT’ANNI FA L’OMICIDIO DI LIA PIPITONE, “LA FIGLIA RIBELLE DEL BOSS”
di Martina Lanzetta
Figlia di Antonio Pipitone e Caterina Lo Pinto, Lia è cresciuta in un contesto familiare molto difficile nella metà degli anni ’90, a Palermo.
A causa del padre, capomafia della famiglia dell’Acquasanta, ha vissuto in un contesto di semi-libertà tutta la sua adolescenza tanto da aver detto una volta che la sua vita era a scuola poiché l’unica situazione di evasione da quell’ambiente così restrittivo. Amante della lettura, del mare, della musica, Lia era un’artista.
Proprio tra i banchi di scuola conobbe Gero Cordaro, che più avanti divenne il marito. Ma da quel momento un tristissimo destino la attese.
Si presume che col tempo cominciò a intrattenere una relazione extraconiugale, e quando il padre lo scoprì fu una vera tragedia. Uomo d’onore di vecchio stampo, si consultò con Cosa Nostra per decidere la sorte di quella figlia troppo desiderosa della libertà. In quel consulto si decise che era meglio avere una figlia morta che separata.
Era il 23 settembre 1983, ore 18:30 circa. Mentre si trovava in un negozio di sanitari e per l’infanzia della sua città, la Pipitone venne colpita da tre proiettili e morì intorno alle 22:00 dello stesso giorno all’ospedale Civico.
In occasione del quarantesimo anno dalla sua morte, sabato 23 settembre alle 10:00, nella piazza di via Ammiraglio Rizzo angolo via Fileti, l’associazione Millecolori Onlus – Centro antiviolenza Lia Pipitone e il Consiglio comunale dell’ottava circoscrizione dedicheranno una giornata alla lotta contro la violenza di genere per ricordare Lia, ma anche tante altre vittime come Rosanna Lisa Siciliano.
Inoltre, verrà installata una panchina rossa (tra i simboli della violenza contro le donne) e saranno piantati due alberi di Jacaranda Mimosifolia, simbolo di rinascita.
Gli organizzatori hanno spiegato che: “Attraverso le storie di Lia e di Rosanna Lisa si intendono scardinare gli stereotipi di una cultura patriarcale ancora oggi presente, per coltivare una cultura dell’antimafia e della non violenza, la cultura dell’ascolto e l’importanza ad accogliere sempre, in qualsiasi circostanza, il grido di tutte quelle donne che chiedono aiuto. Da una parte la storia di Lia Pipitone ci porta a riflettere su alcuni principi della cultura siciliana patriarcale dove la figura di un uomo, padre-padrone, decide sulle sorti di una donna, la propria figlia; dall’altra, la storia di Rosanna Lisa Siciliano che, nonostante le violenze subite, trova la forza di denunciare, ma non viene ascoltata. Un evento dedicato a tutte le donne vittime di violenza, da Marisa Leo, ultima vittima di femminicidio a Marsala – la 79esima in Italia – alla giovane 19enne, vittima dello stupro di gruppo al Foro Italico – avvenuto lo scorso luglio – di cui cinque aggressori provengono dal quartiere”.