Sapri, obiettivo vivibilità
Rinomata località del golfo di Policastro nel Cilento lucano.
di Pasquale Scaldaferri
Elevata al rango di città nel 2012 con decreto dell’allora capo dello Stato, Giorgio Napolitano, grazie al tenace, pressante e proficuo interessamento -corroborato dalla pregnante e circostanziata pratica- di Luciano Ignacchiti, fondatore e presidente esecutivo dell’associazione storico culturale “Sapri 15 agosto 1943”.
Uno status di prestigio per la Città della spigolatrice, conseguito a seguito della valenza storica, culturale, ambientale, archeologica, paesaggistica.
Dopo anni di lassismo, abbandono, degrado -complice anche il covid che ha reso esangui le casse comunali- e una certificata incompetenza abbinata all’inerzia dolente e fatalista che aleggia sovente a queste latitudini, finalmente manutenzione, salvaguardia e cura del verde pubblico sono state affidate a un giovane educato, serio, scrupoloso e studioso imprenditore: Francesco Barile.
Il 32enne autoctono, con la sua squadra di collaboratori e sotto l’egida di esperti, sta cercando di restituire freschezza e armonia ad un patrimonio botanico da anni in uno stato di totale senescenza, anche per l’acclarata responsabilità delle amministrazioni comunali degli ultimi lustri, avulse da una chiara, vera e inequivoca politica ambientale.
Il lavoro àlacre che dovrà interessare tutto il territorio comunale inizia a dare i suoi frutti, anche nelle zone nevralgiche, porte d’ingresso e biglietto da visita della città. Come d’acchito appare la villa della stazione -una delle principali vie d’accesso a Sapri- in passato ridotta a un “monnezzaio” a cielo aperto e luogo di bivacco notturno e diurno, ad onta del controllo, ancorché sporadico, di polizia locale, nonché di carabinieri, peraltro, con giustifica piena, non sempre sul posto vista l’estensione territoriale inerente alla giurisdizione della Compagnìa.
Ecco perché sarebbe necessario dotare l’area comunale che registra un flusso superiore di persone, tra residenti, viaggiatori, cittadini, personale scolastico e ferroviario, gente di passaggio e un numero abnorme di autovetture -quasi sempre parcheggiate in modo scorretto e fuori dalle strisce blu a pagamento o dallo spazio libero delimitato in bianco- di una postazione fissa di caschi bianchi, al fine di garantire un supremo livello di sicurezza.
Oppure in alternativa, installare un efficiente impianto di videosorveglianza che induca la popolazione ad avere maggiore contegno e sia scevra di qualsiasi condotta pregiudizievole e incivile, anche per non vanificare l’opera del team a cui è stato conferito l’incarico di tutela del verde pubblico.
Ovviamente, occorre coniugare il rispetto delle regole alla libertà dei comportamenti individuali. Ma la presenza degli agenti di polizia locale deve fungere da deterrente e monito a chi crede di infrangere leggi e codici.
Come accade per molti autotrasportatori che scorrazzano a tutte le ore anche con autoarticolati -tra piazza Marconi e piazza Vittorio Veneto- provocando inquinamento acustico e atmosferico, ma soprattutto calpestando codice della strada (cellulari all’orecchio) e perseverando nella guida pericolosa mista a iattanza, attraverso la sistematica violazione dei divieti d’accesso.
Occorre lavorare molto per detronizzare chi vuole trasformare Sapri in una giungla o, peggio, in un far west.
Le forze sane facciano quadrato e si uniscano in un unico cartello, sotto le insegne della civiltà. Al di là di schieramenti di parte e accampamenti correntizi. Chi esercita azioni di sana convivenza, decoro, equilibrio e rispetto per gli altri, stia da una parte.
Cafoni, cialtroni, energumeni e trogloditi, vengano stanati ed emarginati, se il recupero nell’alveo sociale risulta impraticabile.
Sull’ambiente c’è ancora molto da fare. E dopo il salutare provvedimento sindacale di divieto assoluto per i proprietari di cani ad abbandonare deiezioni del proprio “amico fedele” in strada, con pene salate per i trasgressori, il primo cittadino -massima autorità sanitaria- provveda a emanare un’altra ordinanza di bonifica dell’ambiente e del territorio.
Firmi il divieto di approvvigionamento di colombi e piccioni, veicoli di malattie anche letali e i cui agenti patogeni si riscontrano negli escrementi di questi volatili: salmonellosi, criptococcosi, istoplasmosi, ornitosi, aspergillosi, candidosi, clamidosi, coccidiosi, encefalite, tubercolosi.
Ergo, incidere con indirizzi di valore è prerogativa fondamentale per proiettarsi verso una migliore qualità della vita e perseguire l’auspicato obiettivo della città ideale.
Con coraggio, determinazione e senza blandire l’ingannevole consenso attraverso le vacue dichiarazioni di fanatici dei social, irriducibili soggetti con disturbo ossessivo compulsivo da tastiera, variopinti e fumosi tuttologi-nullafacenti, appollaiati sulle panchine dei giardinetti pubblici nella fallimentare opera in cui sanno meglio realizzarsi: pontificare.
Non è necessario convocare conferenze o tavoli tecnici.
Si avviino progetti di ampio respiro, senza elucubrazioni, frasi fatte e iperboli che servono soltanto ad ingannare epigoni, gonzi e corifei.
La politica vincente si incardina su pochi, efficaci, capisaldi: idee chiare, semplicità, trasparenza, educazione e buonsenso.
Solo così si raggiungerà la meta di un vero sviluppo, si taglierà il traguardo della vivibilità, condita di integrazione, concetti di comunità, senso civico, spirito di appartenenza e amore per tutto ciò che ci circonda.
E mettendo al centro il cittadino -non esecutore pedissequo di scelte calate dall’alto, ma attore protagonista di richieste legittime- al quale la politica ha il dovere ineludibile di dare risposte concrete.