Rocco Scotellaro: cent’anni dalla nascita e settanta dalla morte
di Antonella Casaburi
Nel doppio anniversario di Rocco Scotellaro è doveroso fare una riflessione sulla complessità e sull’attualità del sindaco di Tricarico: un intellettuale, poeta e meridionalista che ci ha lasciato un immesso patrimonio culturale. A cento anni dalla nascita e a settanta dalla prematura morte (Scotellaro morì a soli trent’anni!) è ancora vivo il ricordo del poeta e militante politico lucano, nato a Tricarico nel 1923, che scrisse degli ultimi, dei contadini, del Meridione.
Il giovane e coraggioso sindaco lucano, definito poeta – contadino perché nacque nel mondo rurale del Sud Italia, ebbe l’opportunità di studiare, di divenire un uomo colto. Per vissuto familiare (madre sarta e padre ciabattino) conosceva il mondo degli ultimi, dei contadini, e conosceva i loro bisogni, ne condivideva la speranza e i desideri; ed era fortemente legato alla sua terra: un legame che durò fino alla sua morte. “Io sono uno degli altri”, diceva; e per quegli altri, quei compaesani analfabeti e illetterati, leggeva e scriveva lettere per i parenti emigrati al Nord o all’estero. Studiò Giurisprudenza a Roma: non si laureò, ma divenne un uomo colto e istruito, con una tale forza intellettuale da riuscire a denunciare le condizioni misere dei contadini, della gente del Mezzogiorno, e riuscì a dare risalto nazionale al suo paese, al mondo contadino, al Meridione. Tornato a casa dopo la morte del padre, Rocco Scotellaro si candidò a sindaco di Tricarico, il suo paese: a soli 23 anni venne eletto tra i più giovani sindaci d’Italia. Coinvolse attivamente i cittadini nelle opere pubbliche: la costruzione dell’ospedale, le scuole, le strade, gli edifici pubblici. Affiancò i contadini nelle lotte per la terra, nelle occupazioni delle terre. E venne accusato ingiustamente di concussione (Scotellaro trascorse due mesi nel carcere di Matera); prosciolto da ogni infondata accusa, tornò libero, ma si ritirò dalla politica. Si dedicò invece alla letteratura, continuando a battersi per i diritti dei contadini con la sua attività letteraria. Scotellaro scrive dei risvolti familiari della vita di paese, della grama esistenza dei contadini, delle lotte per il latifondo, della speranza e della ricerca di una libertà, che è sia di vita che di pensiero; scrive del periodo trascorso in carcere, della sua esperienza politica; scrive di emigrazione e di questione meridionale.
Scotellaro sostiene che i mutamenti sociali sono inevitabili, in Basilicata e nel Sud in genere, ma tali mutamenti devono essere condotti secondo il principio dell’autonomia. Il Sud non doveva essere forzato! È questo che Scotellaro sosteneva con vigore. Un infarto lo stroncò a Portici, a soli 30 anni. Le sue opere furono quasi tutte pubblicate postume grazie anche all’interessamento degli amici intellettuali ( tra tutti, ricordiamo Carlo Levi, l’autore di “Cristo si è fermato ad Eboli”. Con Levi, un anno esatto prima della morte, Scotellaro si recò in viaggio in Calabria, per studiare gli effetti della riforma agraria). Gli scritti di Scotellaro, che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti, ancora oggi rappresentano dei testi fondamentali per chiunque voglia conoscere e discutere di Sud e di questione meridionale.
Tra le sue numerose opere ricordiamo: “Contadini del Sud”, “È fatto giorno”, “Giovani soli”, “ Lettere a Tommaso Pedio”, “Margherite e rosolacci”, “Scuole di Basilicata”, “Il prezzo della libertà. Lettere da Portici” “L’una puttanella. Contadini del Sud”.
Sono molte le suggestioni ancora attuali che giungono dalle parole di questo scrittore militante: opere che ci insegnano a conoscere il mondo vero dei contadini, ci esortano a capire le loro condizioni e le loro speranze, ci trasmettono le radici del passato contadino del Meridione: questo passato che è la nostra eredità. Dando voce ai ceti subalterni, agli esclusi, il poeta di Tricarico fu un intellettuale che visse attivamente il proprio tempo. E agì e combatté insieme ai contadini, agli ultimi, per il bene di Tricarico, che era il suo paese, della Basilicata e di tutto il Sud rurale.