Vallo della Lucania (SA): “IL ROMBO DEL CANNONE” di Gennaro Scelza
Poesia inedita sulle guerre nel mondo e per l’uomo
di Michele D’Alessio
Con immenso piacere, in questi giorni, ho ricevuto una bellissima lirica inedita dal titolo “ Il rombo del Cannone”, del noto poeta e scrittore intellettuale Prof. Gennaro Scelza, cittadino di Angellara (ex Maestro di scuole elementare). Un poema in versi liberi, inedita, scritta in questi giorni piovosi di inizio novembre. Una poesia sulle guerre nel mondo, che sono tante, sempre troppe. In apertura dei telegiornali c’è l’Ucraina, un Paese alle porte dell’Europa, vicino e anche per questo più raccontato, perché la prossimità è un valore anche per il giornalismo. È recente la denuncia dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms): dal 24 febbraio 2022, il giorno di inizio del conflitto, bombardamenti o raid contro ospedali sono stati più di 70 e sono in crescita “di giorno in giorno”. Altri numeri aiutano a capire cosa sta accadendo: le persone costrette a lasciare l’Ucraina sono già più di quattro milioni, giunte perlopiù in Polonia, ma anche in Romania, Moldavia e altri Paesi dell’Unione Europea. Purtroppo, il conflitto è solo uno fra tanti. In Italia e non solo, il confronto politico atlantico, europeo e nazionale, alimentato dalle voci di una diaspora ucraina sul territorio di oltre 230mila persone, ha messo tra parentesi o fatto dimenticare altre crisi.
Le guerre nel mondo in corso in questo momento sono ben 59 e l’invasione russa dell’Ucraina è solo l’ultimo di un lungo elenco. Dal Myanmar all’Afghanistan, dallo Yemen all’Etiopia. Passando dalla Siria, dove a 11 anni dall’inizio della guerra civile le persone costrette a lasciare le proprie case sono state oltre sei milioni e 700mila, allo stesso tempo un record e una quota importante di quei 90 milioni di profughi censiti dall’Onu a livello mondiale. Nella storia del genere umano sono esistite molte culture profondamente pacifiche, che nemmeno avevano un termine per il concetto di guerra. Il “problema” è che tali culture non costruiscono armi, non si preoccupino di difendersi e di conseguenza sono facilmente conquistabili e assimilabili da società più aggressive e bellicose. Uno dei principali problemi del genere umano, in una prospettiva storica, è che le culture guerrafondaie e aggressive hanno sempre assoggettato quelle pacifiche.
La poesia inizia cosi:
Ritorna il rombo
del cannone prepotente.
L’uomo si gira, rigira,
non trova più pace,
più sogni di felicità.
Nella cinquina di versi liberi, l’autore comunica l’inizio di una nuova guerra, dato dai boati dei cannoni e dalla artiglieria moderna. Torna negli uomini la paura del conflitto mondiale e la fine della pace, che pone fine ai sogni di felicità.
Poi il poeta continua:
La guerra è sempre viva,
sconvolge la vita,
dell’uomo, del mondo.
In questa terzina, c’è la prima conseguenza della guerra, i conflitti armati influiscono sulla salute non solo per gli effetti diretti della violenza ma per le conseguenze degli spostamenti forzati, dei danni alle infrastrutture, dell’insicurezza alimentare e della perdita dei mezzi di sussistenza, non ultimo per l’interruzione dei servizi pubblici essenziali che oltre a quello sanitario sono acqua ed energia, non solo nel paese in guerra ma anche nel resto del mondo.
Poi l’autore prosegue:
Diventa sempre più un sogno,
Trovarsi libero
Da pensieri pesanti
Accavallanti la mente,
facendo largo, in anticipo,
alla galoppante vecchiaia,
saltando la gioventù,
L’età matura, la serenità.
In questa ottava di versi, il maestro-poeta parla di chi fa la guerra in prima persona, perde la libertà, ha pensieri brutti, perdono la loro gioventù, l’età più bella, più spensierata, della serenità, anticipando l’età della senilità.
Poi il poeta conclude:
Domani sarà difficile
Trovare un uomo
Con cui scambiare parola,
all’ombra d’un cespuglio armonioso
su bellezze di vita pacifica.
La lirica termina con una visione un’po’pessimistica, che in futuro sarà difficile trovare persone con cui parlare della bellezza della vita nei periodi di pace, magari sotto l’ombra di un maestoso albero, che ristora l’animo dell’uomo.