Governo, è già toto-ministri: i primi nomi dei papabili da Pera a Ronzulli fino ai tecnici
ilfattoquotidiano.it
Rumors danno dentro all’esecutivo per la loro esperienza e competenze l’attuale presidente del Copasir Adolfo Urso, e Fabio Rampelli, già vicepresidente della Camera. Tajani sogna la Farnesina, dove si parla di Stefano Pontecorvo. In quota Lega, potrebbero avere spazio conferme al ministero della Disabilità. Salvini punta a Bongiorno alla Giustizia, dove però Fdi vorrebbe Nordio
Economia, Affari esteri, Viminale e Difesa: Fratelli d’Italia punta a prendere tutti i ministeri chiave del prossimo governo. Numeri alla mano, forte del 26% raccolto nelle urne e con gli alleati entrambi sotto il 10, il partito di Giorgia Meloni vuole fare la parte del leone e quindi punterà a riempire le caselle principali dei ministri. L’affermazione netta del centrodestra, probabilmente, renderà abbastanza rapido il processo di formazione dopo che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella avrà dato l’incarico di formare l’esecutivo. I primi nomi circolano già e nei quattro dicasteri più importanti – nomi solitamente ispezionati dal Colle – sarà proprio Fdi a occupare le caselle o comunque a imporre suoi nomi. Per il ministero della Giustizia circola il nome dell’ex pm Carlo Nordio, mentre per le Riforme costituzionali è sempre sul tavolo l’ex presidente del Senato, Marcello Pera, neo-eletto a palazzo Madama dopo la chiamata della Meloni, che lo vorrebbe artefice della delicata riforma in chiave semi-presidenzialista della Repubblica. Rumors danno dentro all’esecutivo per la loro esperienza e competenze l’attuale presidente del Copasir Adolfo Urso, e Fabio Rampelli, già vicepresidente della Camera, che potrebbe approdare alle Infrastrutture oppure ai Beni culturali o all’Ambiente. Per Ignazio La Russa, braccio destro della leader, invece, potrebbe esserci il ritorno alla Difesa, dove è stato nel 2008 con Berlusconi, o, secondo gli ultimi boatos, rivestirà l’incarico di sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Le deleghe? Da definire. Un ruolo apicale potrebbe essere riservato a un altro esponente dell’inner circle di Meloni, il senatore Giovanbattista Fazzolari, fidato consigliere dell’artefice del successo di Fratelli d’Italia. Circolano anche i nomi della senatrice di Forza Italia Licia Ronzulli, fedelissima di Arcore e papabile per la Salute, e del presidente dei senatori Anna Maria Bernini, già ministro per le Politiche dell’Unione Europea. Alessandro Cattaneo, attuale responsabile dei Dipartimenti del partito forzista, verrebbe collocato allo Sviluppo economico come viceministro. Circola anche il nome del sottosegretario uscente alla Difesa, Giorgio Mulè, dato papabile ancora alla Difesa o al Sud. Per Berlusconi sembra lontana la possibilità di diventare la seconda carica dello Stato. Alla guida di Palazzo Madama, invece, potrebbe trovare casa il leghista Roberto Calderoli, già vicepresidente e tra i maggiori conoscitori dei regolamenti del Senato. Con Calderoli al Senato, a Montecitorio, a raccogliere il testimone da Roberto Fico potrebbe essere un azzurro come il coordinatore nazionale Antonio Tajani. Anche se qualcuno non esclude che una politica ‘inclusiva’ su cui potrebbe puntare la maggioranza a guida Meloni, potrebbe permettere a un nome del Pd (o dei Cinque Stelle) di governare l’aula della Camera. Il nome di Tajani, però, continua a circolare con insistenza per la Farnesina: il numero due di Fi, già presidente del Parlamento Ue e commissario Ue ai Trasporti, non ha mai nascosto di essere a disposizione, forte proprio della sua esperienza europea con il suo profilo moderato, europeista e atlantista potrebbe far comodo a Fdi. Caselle come quelle dell’Economia e dell’Interno, e di altri ministeri, restano invece al centro di una riflessione che porterà a decidere il metodo di assegnazione, aprendo o chiudendo definitivamente la porta a figure tecniche, che restano tra le ipotesi: il prefetto Matteo Piantedosi potrebbe tornare sulla poltrona più pesante del Viminale, mentre antagonista di Tajani agli Esteri potrebbe essere l’ambasciatore Stefano Pontecorvo. In quota Lega, potrebbero avere spazio conferme al ministero della Disabilità, dove però sulla ministra uscente, Erika Stefani, apprezzata da tutti gli alleati, pesa la ‘militanza’ nel governo Draghi. La sua riconferma – spiegano fonti ben informate – sarebbe leggibile come segnale di continuità con l’esperienza Draghi, che tutta l’alleanza vuole mettersi alle spalle, a partire da Meloni. Sempre in casa Lega il nome di Giulia Bongiorno è quello più ricorrente per la Giustizia, con la senatrice della Lega che avrebbe anche il via libera dal leader azzurro che da sempre ne apprezza le battaglie per una giustizia riformata in chiave garantista. Sarà una delle caselle più delicate, più pregiate e più combattute dagli alleati.