Grandi opere, operette e cartastraccia
di PASQUALE SCALDAFERRI
Sullo scarabocchio dell’Alta Velocità di Rete Ferroviaria Italiana -sponsorizzato dallo spacciatore di illusioni, quel signore che intende creare la protesi dentaria sullo Stretto e trova il tempo di insultare anche don Ciotti – interviene il governatore della Campania, preoccupato del progetto AV con l’abbattimento di civili abitazione nel comune di Eboli, che coinvolgerebbe un centinaio di famiglie. Ciò accadrebbe perché tecnici, progettisti, maggiorenti e papaveri incartapecorita, hanno modellato un disegno che stravolge l’aspetto orografico del territorio, piuttosto che seguire la tratta tirrenica: storica, efficiente, sicura. E soprattutto più breve, ad onta della plateale campagna mediatica di RFI che ha sortito un unico effetto: turlupinare l’opinione pubblica, cominciando dalle promesse, destinate a restare tali, nei confronti del popolo del Vallo di Diano, a cui già nel mese di aprile del 1986 le Ferrovie negarono il futuro, sopprimendo la tratta Sicignano-Lagonegro. Oggi scatta la seconda parte della sceneggiata per cercare di infinocchiare ancora l’opinione pubblica valdianese, la quale nonostante una classe dirigente di centrodestra e centrosinistra protesa a lasciarsi irretire da acrobazie linguistiche e variopinti tribuni, si è sempre distinta per consapevolezza, laboriosità, onestà, equilibrio, saggezza, buonsenso, determinazione, amore per il territorio, spirito pratico, valori, senso di appartenenza, condivisione e unità d’intenti.E dopo lo scippo di trentasette anni fa, non crede alla favola del treno spacciata per piano avveniristico. Proprio come l’altro progetto siculo-calabrese: promosso, promesso, annunciato, sbandierato, ma mai reso esecutivo. L’utopia, una sedicente grande opera, da tempo trasformata in operetta e pronta a diventare cartastraccia.