23 Novembre 2024

di Loredana Zino

Loredana Zino e Pina De Murtas hanno scritto a quattro mani “Cammina nell’anima: le nostre vite precedenti”. Personalmente le ho conosciute come partecipanti (e vincitrici), al Premio Nazionale Parmenide, per la sezione parapsicologica, con un testo che trattava, appunto, di reincarnazione.

Loredana Zino (Regista teatrale, Cartomanzia, Fiori di Bach), e Pina De Murtas, si sono conosciute da piccole: «Da quel momento, una lunga e tortuosa catena di alti e bassi fra noi, due ragazzine completamente diverse fra loro, immature al punto giusto ma destinate a dividersi e a cercarsi, sempre e comunque. Che lungo cammino abbiamo percorso fianco a fianco!»

Inaspettatamente, (la morte sembra giungere sempre inaspettata), Loredana perde la sua interlocutrice temporale e sente la necessità di dedicarle un addio. Eccolo: (introduzione di Bianca Fasano)

A quel tempo credetti di averla perduta per sempre. Non parlai e non mangiai, non vissi fino al giorno del suo funerale. Il giorno dell’estremo saluto tutto ciò che mi circondava mi era prepotentemente reale. Il profumo del legno della cassa mi pareva filtrasse un altro aroma, discreto e penetrante…Scava piano quella fossa, becchino, e adagiala dolcemente, la mia metà, nella terra fresca. Usa i più teneri ciottoli per ricoprirla. La sua fossa, scavata. La sua fossa, ora chiusa.”.

Pina De Murtas

Quanti viaggi mi hai fatto fare, sorellina.

Colpa di un dissidio fra mente e cuore: raggiungere la piccola aggregazione in chiesa, riunita per salutarti nonostante un Covid serpeggiante, o dirti addio in altro modo?

Mi attardo in pigiama e, all’improvviso, comprendo che un eventuale febbrone non mi farebbe più male di come sto. Da un momento all’altro, toccare il legno profumato che ti racchiude diventa il bisogno più impellente.

Coda in autostrada, dai monti al mare, e ben mi sta trovare la chiesa vuota, per un minuto appena.

Con l’auto ti inseguiamo, affranti Maury e io, da casa tua al cimitero monumentale di Staglieno, dall’altra parte della città.

Troppo tardi, ti hanno portata via. Portata via! In quel luogo, colmo di chioschi e fiori, tanti ne arrivano e il tempo è tiranno. Mi crolla il mondo addosso per non aver goduto l’ultimo istante di vicinanza con la tua amata persona, Pina mia.. Tu, adorabile ritardataria, simpatica pasticciona, ricordi quanto mi arrabbiavo? E ora vedi, nel giorno del tuo grande viaggio è il tuo turno di perdonarmi perché, per un maledetto minuto, io non c’ero.

Con dolcezza il tuo Roby mi invita a raccogliere un fiore dalla corona, “per ricordo”, dice. Ed è con questo tulipano giallo che mi aggiro piangendo all’entrata del cimitero, fino a quando qualcuno mi invita a bere e sediamo per una tardiva colazione. Ci vengono presentati i cugini dalla Sardegna, la tua terra di origine, dove riposa papà Salvatore, poeta di Teti, scultore, primo fan del nostro libro, Pina mia, di cui tocca a me riscrivere il finale.

Ti dico una cosa, amore. La parola “FINE” va bene per i romanzi. Noi, non ci riguarda. La disperazione lascia il posto a una consapevolezza dolce: “non è finita”.

Pochi intimi legati dall’amore per te, nel piccolo bar in pieno traffico, sono per noi l’essenza più vera di ciò che chiamiamo funerale. Persone che ti abbracciano guardandoti negli occhi come se li conoscessi da sempre. Una breve consumazione in compagnia diventa ristoro al nostro rincorrerti, l’eco di una convivialità, un tributo vitale a te, avversa alle convenzioni, amante delle riunioni in semplicità. Tutto il calore racchiuso nel tuo bel volto, sparso come vino fresco sulle innocenti chiacchiere, sui ricordi teneri e comici, e noi non possiamo che scaldarci, non possiamo che gustare la speciale empatia della gente sarda, da te sempre raccontata, con fierezza e gratitudine.

Pensieri di incombenze da sbrigare, si alternano a momenti in cui è difficile contenere la commozione ma in quell’eterno presente siamo uno per tutti, tutti per uno e io, dopo quarantott’anni, capisco chi sei TU.

Mi chiedono del nostro libro, Pi, un riguardo cui non siamo troppo abituate, lo sai.

Roby voleva metterlo fra le tue braccia, ma poi lo ha tenuto con sé, assieme alle nostre lettere. La mia copia, quella con la tua dedica, è bagnata di lacrime e stupore. Ci metterò una poesia di Salvatore, e il tulipano giallo.

La corrente dell’amore condiviso ha appena fatto capolino dalla terra, sgorgando come sorgente perpetua e chissà quanti fiori nasceranno, ora e per sempre.

Vibra, anima splendida, non sei scomparsa. Danza nella luce e non smettere di sussurrarmi di non piangere.

Ti abbraccio, abbracciami anima mia, fino a quando ci riconosceremo e rideremo come matte in un bar di Genova, o forse in controluce davanti a un orizzonte misterioso, sotto un cielo rosa e arancio.

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