15 gennaio 1990, al termine del XVI Congresso di Rimini, il Msi elegge Pino Rauti segretario nazionale
di Pasquale Scaldaferri
Alle prime luci dell’alba di lunedì 15 gennaio 1990, al termine del XVI Congresso di Rimini, il Msi elegge Pino Rauti segretario nazionale.
Con soli 47 voti di scarto sconfigge l’uscente Gianfranco Fini: 744 voti contro i 697 del delfino di Giorgio Almirante. L’elezione è il frutto dell’accordo politico – fondamentale per vincere – tra le componenti “Andare Oltre”, “Destra Italiana”, “Impegno Unitario” e “Proposta Italia”. Con lo slogan “diamo un avvenire al nostro passato” e allo scopo di riconquistare un ruolo politico nella società italiana, Rauti ribadisce l’alternativa nazionale e popolare al liberalcapitalismo. In sintesi traccia “linee di vette” per continuare ad “Andare Oltre” e con questa piattaforma programmatica interrompe l’egemonia quasi ventennale di Almirante, iniziata il 29 giugno 1969 fino al 13 dicembre 1987, seguita dalla breve parentesi di Fini, dopo la vittoria risicata a Sorrento.
Il politico calabrese, in ossequio al fondamento ideologico della sua azione sociale, parla a sinistra “per far capire ai contestatori che la vera rivoluzione è la nostra” .
Rilancia con forza temi ecologisti, terzomondisti e antiamericani, con particolare attenzione per la cosiddetta “seconda società” rappresentata da portatori di handicap, casalinghe, famiglie e consumatori in genere.
Persino il quotidiano “la Repubblica” – autentico vangelo laico della sinistra progressista – diretto da Eugenio Scalfari, battezza il quinto segretario del Movimento sociale italiano come “fascista rosso”. E altre autorevoli testate giornalistiche lo dipingono come il “Gramsci nero”, rimarcandone la certificata statura di fine intellettuale.
Anche una frizzante emittente radiofonica del Cilento testimonia – alle cinque di mattina di 34 anni fa – la pagina storica della destra italiana.