San Filippo Neri, l’Apostolo di Roma
“Chi fa il bene in Roma fa bene in tutto il mondo” San Filippo Neri
di Antonella casaburi
Il 26 maggio si celebra San Filippo Neri, Apostolo di Roma patrono di editori, insegnanti, educatori e giovani. Nato a Firenze nel 1515 da una ricca famiglia, resta presto orfano di madre. Studia filosofia e teologia e quando si trasferisce a Roma diviene educatore per giovani di ricche famiglie. Nel 1551 arriva la vocazione. Diviene sacerdote e si dedica agli orfani, ai poveri, “ai bambini e ragazzi di strada”, in una Roma afflitta da pestilenze, miseria e immoralità.
Fonda un oratorio, il primo, dove accoglie bambini abbandonanti ai quali insegna il catechismo, a leggere, a scrivere, a cantare. I suoi metodi educativi furono per l’epoca innovativi: senza punizioni, senza percosse, come all’epoca si era soliti impartire l’educazione, crea la “pedagogia del buonumore”: con gioia e allegria educa i ragazzi, che lo amano. Il suo oratorio diviene famoso in tutta Roma. Filippo Neri ripeteva spesso ai ragazzi: “State buoni, se potete”. La missione caritatevole ed educativa di “Pippo il Buono”, come veniva chiamato, è supportata da numerosi cittadini. E numerosi sono i fedeli che a lui si rivolgono per essere confessati, giacché Filippo Neri sapeva leggere nei cuori delle persone. Di lui Papa Francesco ha detto: “Grazie anche all’apostolato di San Filippo l’impegno per la salvezza delle anime tornava ad essere una priorità nell’azione della Chiesa; si comprese nuovamente che i Pastori dovevano stare con il popolo per guidarlo e sostenerne la fede”.
Nel suo Oratorio San Filippo accoglieva i figli dei poveri, ma anche i figli dei ricchi che avessero bisogno delle sue cure. Tra essi c’era il Principe Paolo, quattordicenne, figlio del Principe Fabrizio della famiglia dei Massimo, assiduo seguace del santo. Paolo era gravemente ammalato e San Filippo si recava da lui per confortare la sua anima. Quando lo avvertirono dell’avvenuta morte del giovane, San Filippo si recò al suo capezzale per pregare. San Filippo lo abbracciò e pose la mano sulla sua fronte, pregando. Lo chiamò per nome, aspergendolo con acqua benedetta. Paolo risorse e parlò col Santo, che gli chiese se fosse morto serenamente. Paolo gli disse che era con la madre e la sorella, morte da tempo. San Filippo Nero gli disse: “E allora va’ in pace … e che sii benedetto e prega Dio per me”. E il ragazzo chiuse per sempre gli occhi. Numerosi testimoni, tra cui il Principe Fabrizio, riferirono di questo miracolo alla causa di canonizzazione del santo. A Roma si commemora ogni anno questo “miracolo del sollievo”, che si verificò al secondo piano del Palazzo Massimo alle Colonne, su Corso Vittorio Emanuele II a Roma. Nella camera del miracolo di San Filippo Neri, che oggi è una cappella, si celebra ogni 16 marzo, anniversario del miracolo, una messa solenne celebrata nella Forma Straordinaria del Rito Romano.
Filippo Neri, che viene definito “Santo della gioia” e “maestro del buonumore”, si adoperò per allontanare i giovani dal male. Il “miracolo del sollievo” è testimonianza del suo profondo impegno sacerdotale: in una Roma corrotta come quella dei tempi in cui viveva, San Filippo si prodigava perché l’anima delle persone, dei giovani, in particolare, fosse in stato di grazia e giungesse direttamente in Paradiso. Intorno a lui si crea una comunità che sarà la base della futura Congregazione che nel 1575 otterrà il placet di Gregorio XIII. La sua memoria liturgica si celebra il 26 maggio, che coincide con il giorno della morte, avvenuta a Roma nel 1595. Le reliquie del santo si trovano in numerose chiese, ma le sue spoglie sono sepolte nella Parrocchia di Santa Maria in Vallicella, a Roma.