19 Settembre 2024

Alla ricerca del mito nella Lucania sconosciuta. La teoria della mitopoiesi

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di Gaetano Fierro

Per avviare una nuova fase nel settore del turismo i Basilicata consapevoli delle esperienze già vissute nel passato al tempo del Grand Tour, riteniamo che vadano messi in campo, in modo sinergico, tutti i mezzi e gli strumenti in dotazione: la cultura, la storia, l’archeologia, il mare, i boschi, i musei, il cinema, l’artigianato, la musica, ecc… in modo che esprimano la ricchezze di un patrimonio materiale e civile straordinario.

Questi beni naturalistici e culturali, inevitabilmente, ognuno per la propria parte, contribuiscono a richiamare le attenzioni in chi ha il desiderio di coltivare o scoprire uno specifico interesse in Basilicata. A tal riguardo essa è pronta ad offrirsi con una assortita gamma di proposte culturali che vanno dalle opere di Giustino Fortunato, Francesco Saverio Nitti, alle leggende di Orazio, Federico II, Giorgio Castriota Scanderbegh, Isabella Morra, dai reperti di città antiche ai paesi disabitati, dai castelli misteriosi ai chiostri cadenti, dalle coste, oggi, erose e frastagliate alle spiagge tranquille ed assolate, dai fitti boschi freschi e impenetrabili alle pianure comode e verdeggianti. Nei borghi lucani di montagna, aggiungiamo, c’è un assoluto silenzio e una tersa pulizia, la stessa atmosfera che si respira quando, lungo le vie, da un momento all’altro, passa una processione o un corteo funebre. Nel campo dell’arte figurativa, altrettanto interessanti da vedere sono gli acquerelli dell’inglese Edward Lear, raffinato e colto pittore di paesaggi aspri e isolati della Basilicata, nel lontano 1847, o le pagine del diario in terra di Orazio del tedesco Karl Wilhelm Schnars che iniziano con un eloquente quanto suggestivo «… nonostante la bellezza, quasi una terra incognita».

Ma non solo la pianura e le montagne vanno fatte conoscere. E tutto il paesaggio lucano, un paesaggio tipico del Mediterraneo. Nudo ma anche abitato da piante come i fichi d’India, i cipressi e da due piante che sono diventare sacre nell’immaginazione dell’uomo, appunto l’olivo e poi la vite. L’olivo è presente nel Corano e nella Bibbia. E’ la luce che illumina i profeti e dunque anche Gesù, il quale è più di un profeta. Infatti nel Corano, come nella Bibbia, Gesù è il Messia. l’Unto del Signore. Unto con l’olio. Della vite si sa il senso importante che ha nella dottrina cristiana. Il Corano l’ha proibita, ma la mistica medievale l’ha recuperata: il vino è l’unione mistica di Dio con l’uomo nell’estasi dell’ebbrezza. Già, il cipresso. É un altro albero legato all’Islam e al cristianesimo. Successivamente è diventato un albero francescano. Adatto ad indicare la via verso i cimiteri. E dunque un albero mistico, fatto per legare la vita alla morte.

Per tradizione secolare dove crescono queste piante, l’olivo e la vite, aleggia un’atmosfera quasi ascetica che non è il frutto della casualità bensì è il segno del lavoro dell’uomo che si materializza attraverso la fatica, la meditazione e la preghiera.

In questi luoghi troviamo, sovente, viaggiando all’interno della Basilicata, conventi ed abbazie, centri di culto e mere di pellegrinaggio religioso.

Intorno al “Mito della Lucania sconosciuta” va scientificamente costruita e mediaticamente rappresentata una corrente di pensiero, una coscienza collettiva che affermi: «Oltre i monti degli Alburni, esiste una terra che appare come una terra privilegiata, un’ “Arcadia” della natura e della memoria». A sottolineare il carattere interiore di questa Arcadia, proiezione del desiderio di una natura incorrotta e sconosciuta provvedono intellettuali d’oltralpe come Wolfgang Goethe, Theodor Mommsen, viaggiatori stranieri, artisti e letterati contemporanei che, recuperando le esperienze più significative della tradizione storica di questa terra, altro non cercano se non di appagare l’ intima esigenza del loro spirito.

É solamente dalla seconda metà del Settecento che inizia la rivalutazione e l’inserimento dell’Italia meridionale negli itinerari abituali del Grand Tour. Anche se Puglia, Calabria e Sicilia sono ancora percepite come torride terre d’Africa piuttosto che il confine meridionale dell’Europa, non di meno diventano affascinanti agli occhi dei viaggiatori: «la Sicilia è per il preannuncio dell’Asia e dell’Africa, e il trovarsi in persona al centro del prodigioso cui convergono tanti raggi della storia del mondo non è cosa da poco». Così si esprimeva Goethe nel diario che scrisse durante il viaggio in Italia.

La scoperta del Sud è guidata dall’emergere di tre nuove motivazioni di viaggio che si diffondono nel periodo romantico: l’amore per il paesaggio, l’interesse antropologico per un popolo considerato primitivo e infine la passione per l’archeologia e le città morte.

L’interesse di questi viaggiatori, concentrato sul nostro luminoso passato, è per noi come un testamento spirituale un’attrazione, una mitopoiesi, in grado di provocare emozioni o abbandoni al fascinoso richiamo della memoria e sollecitazioni forti verso il futuro.

É un’esperienza intima, profonda che va condivisa con gli altri.

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