CONTINUANO I DANNI DEI CINGHIALI ALL’AGRICOLTURA DEL VALLO DI DIANO E DEL CILENTO
Danni incalcolabili alle colture del Vallo di Diano e del Cilento, aumento dei sinistri stradali, ricadute sulla biodiversità del territorio.
Per l’emergenza nazionale dei cinghiali occorre da subito un decreto legge per far scendere in campo l’esercito per fermare l’invasione di milioni di cinghiali presenti in Italia che causano incidenti, provocano danni alle coltivazioni e diffondono malattie senza ristori adeguati per i danni provocati dai cinghiali.L’eccessiva presenza degli animali selvatici è una vera e propria emergenza nazionale che incide sulla sicurezza delle persone oltre che sull’economia e sul lavoro, specie nella regione Campania e nelle zone interne Vallo di Diano e Cilento ,già di per se stesse svantaggiate. Meno cinghiali più agricoltura perché alle aziende agricole serve poter lavorare e riprendere, in condizioni di sicurezza e basso rischio, l’attività di allevamento e macellazione dei suini nelle aree soggette a restrizione. Ridurre numericamente i cinghiali significa anche rallentare la diffusione della Peste Suina, azione fondamentale in una regione come la Campania dove è a rischio il comparto e la filiera suinicola. Negli ultimi mesi i danni causati alle colture dai cinghiali sono aumentati e la loro presenza ha comportato anche un sensibile aumento dei sinistri stradali, nonché ricadute sulla biodiversità del territorio e la peste suina africana.Perciò è necessario mettere in campo azioni immediate e concrete, utilizzando più strumenti integrati. La base di partenza deve essere una mappatura dei danni costantemente aggiornata per capire dove è più concentrata la presenza dei cinghiali nei territori del Parco nazionale del Cilento ,Vallo di Diano e Alburni e per andare poi ad incidere attraverso i selecontrollori. La caccia di selezione è ,a mio avviso ,la pratica migliore per poter poi effettuare la filiera della carne.Lo sviluppo della filiera delle carni degli ungulati, la conformazione territoriale delle aree interne risulta la più appropriata e potrebbe aprire le porte al cosiddetto “turismo venatorio” che oltre a ridurre la presenza di cinghiali avrebbe ricadute positive anche su altri comparti economici. Un’ulteriore misura potrebbe essere l’introduzione di contributi per colture a perdere affinché si possa circoscrivere il più possibile il fenomeno.
Occorre un decreto legge per ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette, non c’è più tempo da perdere , servono i fatti e bisogna dare risposte alle aziende agricole che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato da milioni di cinghiali proliferati senza alcun controllo che mettono a rischio anche la sicurezza dei cittadini.