23 Novembre 2024

Giallo di fine estate “Boccia-Sangiuliano”

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Gianfrancesco Caputo
Coordinatore Partito Socialista Italiano Golfo di Policastro

Il giallo estivo che sta scuotendo la politica italiana ruota attorno alla figura di Maria Rosaria Boccia, la cosiddetta “consulente fantasma” del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. La vicenda, che da giorni monopolizza le cronache, ha raggiunto un nuovo culmine con la visita del ministro a Palazzo Chigi per incontrare Giorgia Meloni. Nonostante il ministro rimanga al suo posto, almeno per ora, con il G7 della Cultura a Pompei alle porte, è innegabile che lo scandalo abbia scatenato un vero e proprio terremoto politico.

Mentre il caso Boccia attira l’attenzione mediatica, non va dimenticato che la situazione dei lavoratori del Ministero dei Beni Culturali è caratterizzata da una diffusa precarietà. Sin dagli anni Novanta, lo Stato ha progressivamente disinvestito nel settore culturale, trascurando il riconoscimento di nuove figure professionali e contribuendo a creare condizioni di lavoro sempre più precarie, sotto retribuite e dequalificate.

La politica ha permesso ai privati di lucrare sui beni culturali, impoverendo i lavoratori attraverso bandi al massimo ribasso, contratti fantasiosi e stipendi bassi. Tutto ebbe inizio con la legge Ronchey del 1993, che aprì la strada alla privatizzazione dei servizi culturali, e proseguì nel 2004 con il Codice Urbani, che ampliò ulteriormente questa tendenza. Oggi, bookshop, guardaroba, caffetterie, pulizie e vigilanza sono servizi che possono essere dati in appalto, spesso a discapito della qualità del lavoro e della dignità dei lavoratori.

Mentre l’attenzione resta puntata sul caso Boccia, è fondamentale che non si perda di vista il quadro più ampio: la necessità di una vera e propria riforma del settore culturale che restituisca dignità e riconoscimento ai lavoratori, rimettendo al centro l’interesse pubblico nella gestione del nostro immenso patrimonio culturale.

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