7 Ottobre 2024

Sinesteta, Valeria Cipolli “mette poesia nei suoi quadri e colori nei suoi versi”.

di Stefano Cazzato

Così leggiamo nella sua nota biografica. E ne abbiamo la prova brillante in questa raccolta di poesie dove ogni colore rimanda a un pezzo di realtà esterna o interna, materiale o psichica. E se è vero – come sostiene Nietzsche – che la realtà si presenta in forme innumerevoli e cangianti, “come un mostro di forze e non come una mela liscia e vellutata”, allora ogni colore ne incarna un pezzo più o meno definito, più o meno transitorio.

Secondo Bertrand Russell le parole sono come atomi e molecole che rappresentano stati semplici o complessi del mondo. E i colori, rispetto al mondo, stanno più o meno nello stesso rapporto. Anche loro hanno una grammatica e una sintassi. A colori netti e decisi corrispondono stati più fermi e risolti, a colori più incerti e sfumati stati più fluidi. E se entrambi, colori e parole, hanno un rapporto col mondo, senz’altro hanno rapporti più o meno segreti tra loro. Per fortuna ci sono i poeti (e tra questi Valeria Cipolli) che vanno a scoprire queste corrispondenze intime, questi rapporti nascosti, portandoli alla luce dell’espressione.

Gradazione, capacità di ricezione, pastosità dei colori stanno a indicare punti, spazi, soglie, confini, attraversamenti, salti, fluidificazioni ma anche momenti, eventi, alterazioni, pulsazioni, scatti indietro e in avanti. Dimensioni dello spazio e del tempo. E soprattutto della psiche rispetto allo spazio e al tempo.

Alcuni colori chiudono una porta, altri aprono un portone. Uno vive di luce propria, un altro di luce riflessa. Uno sta fermo e consiste nella sua sostanzialità, l’altro digrada, transita e si perde in una nuova datità prima imprevedibile. C’è quello che identifica e e va a fondo e magari penetra l’essenza e quello che copre o sta in superficie e fa da simulacro.

Si potrebbero citare molti esempi, per entrare in questa poetica concettuale del colore ma mi limito a segnalarne due: Grigio re e Tabula bianca.

Il grigio “mi mette nella sua sala di attesa. / Colore penitenziario, di transizione. / Non si schiera, né soggetto né oggetto. / Non ha posizione. / Il grigio è puro confine, non territorio occupato …”

Se continuate a leggere questa poesia davvero potente, scoprirete che il grigio, dissolvendo l’opposizione soggetto-oggetto, su cui si è arenata tanta filosofia occidentale, sfida la codificazione, la fissità, il determinismo e si configura come pura possibilità, come incubazione promettente delle cose più disparate, persino del treno che stiamo aspettando.

Sulla stessa linea il bianco che è solo potenziale, smisurato, accogliente, non escludente, espansivo oltre ogni punteggiatura e confine, immaginazione che si fa suono, colore, inchiostro, senso.

Il bianco “è tutto da scrivere”. Come la tabula rasa (o rosa?) di Locke: niente è nella mente che prima non sia stato nei sensi. E nei colori.


V. Cipolli,
I colori parlano tutte le lingue? Poesie
Giovane Holden Edizioni, pp. 60, Euro 12.00

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