21 Novembre 2024

Curarsi è un diritto ma le liste d’attese sono troppo lunghe anzi lunghissime?

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E’ possibile visitarsi privatamente pagando solo il ticket,a farne le spese è sempre  il povero paziente o meglio il paziente povero. Addirittura  c’è chi sceglie di non curarsi  per le lunghe   liste d’attesa anzi lunghissime e  per i costi troppo elevati delle visite e delle prestazioni mediche a pagamento. Le Regioni, insieme alle Aziende Sanitarie  e gli ospedali, devono stabilire i tempi massimi che intercorrono tra la richiesta della prestazione e la sua esecuzione.  Se i tempi massimi di attesa superano quelli stabiliti, si può chiedere che la prestazione venga fornita in intramoenia senza dover pagare il medico come “privato”, ma corrispondendo solo il ticket. Un diritto che può essere esercitato per tante tipologie di esami e visite specialistiche,ad oggi sono 58 le prestazioni su cui sono state definiti i relativi tempi massimi d’attesa.La differenza di costo è a carico dell’Azienda Sanitaria locale, e se il cittadino ha l’esenzione dal ticket, allora non paga nulla e il costo è a totale carico dell’Azienda Sanitaria. Le ASL  bloccano  le liste d’attesa e i  cittadini in questo modo non entrano nella lista e non possono fare la visita se non con l’avvento dell’anno nuovo. In questo caso il il cittadino ha  diritto alla prestazione in intramoenia pagando solo il ticket. L’Asl, bloccando le liste, non  può garantire il rispetto dei tempi, contravvenendo ai suoi doveri nei confronti del cittadino. Se la lista d’attesa è lunga, ed esce fuori i tempi massimi stabiliti, il cittadino dovrà compilare un modulo in cui richiede la prestazione in regime di libera attività professionale. Il modulo va intestato all’Azienda Sanitaria di appartenenza allegando la ricetta medica e la prescrizione del cup. È prevista la possibilità per il medico  del servizio pubblico, medico di famiglia, pediatra, guardia medica, di applicare un codice di priorità alla prestazione richiesta. Sulla ricetta potrà quindi indicare il codice U (urgente) per cui la prestazione dovrà essere erogata entro 72 ore, B (breve) entro 10 giorni, D (differibile) entro 30 giorni le visite e 60 giorni la gli esami diagnostici, P programmabile. Il diritto ad accedere alle cure pubbliche in tempi precisi, nonostante sia previsto dalla legge, nella realtà è  fortemente ostacolato. Tra le cause, c’è la scarsa trasparenza delle amministrazioni sui diritti dei cittadini a cui fa “comodo” prendere tempo e lasciar aspettare, soprattutto in mancanza di soldi. Questa mancanza di informazioni però penalizza ancora una volta i più deboli. Sul rispetto dei tempi di attesa, sul corretto esercizio dell’intramoenia e più in generale sul rispetto dei diritti dei pazienti .

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