Il piacere del testo: “Il feticcio della purezza in un paese meticcio”
Rubrica “Il piacere del testo” a cura di Stefano Cazzato
In modo appassionato ma razionale, il libro entra nel vivo nel dibattito pubblico odierno caratterizzato da quelle che Emanuel Lévinas chiamava “pericolose passioni elementari” e da una logica binaria che non giova a nessuno, la logica del tipo amico-nemico, chiusura-apertura, noi-loro, nazione-mondo.
Vi entra contestandola a partire da un assunto lungo il quale si sviluppa tutta l’argomentazione: l’Italia, sia nella sua conformazione fisica sia nella sua composizione culturale, linguistica e spirituale, è un paese di incroci, di trasferimenti, di migrazioni interne ed esterne, di attraversamenti, di sconfinamenti. E lo è da sempre, dalla sua nascita, dalla sua costituzione.
Insomma, la pluralità sta nel nostro Dna, benchè non la si debba mai dare per scontata e occorra farne oggetto di investimento educativo, di promozione civica e formazione (Mantegazza è infatti professore di Scienze umane e pedagogiche presso il Dipartimento di Chirurgia e Medicina dell’Università di Milano Bicocca).
Qualcuno potrebbe obiettare: come si fa a elogiare un paese generalmente ritenuto opportunista, moralmente molle, ondivago, non di rado attraversato da spinte egoistiche, xenofobe, incapace di affrontare dei mali secolari come il divario Nord-Sud e la criminalità organizzata?
Ma se questa è solo una delle Italie possibili, se esiste un’altra Italia più vera, più autenica, più profonda, il paese che ha saputo dare accoglienza a tanti popoli, provando stupore per l’insolito e il nuovo, il posto che ha creato un’arte unica al mondo e una cultura, quella umanistica, dal significato universale, la nazione che è stata in grado di resistere e ribellarsi a chi ha provato a invaderla e a opprimerla, beh … come si fa a non elogiarla, questa Italia?
Da qui la scelta dell’autore di ripercorrere in lungo e in largo questo paese ibrido e multiculturale attraverso le sue grandi creazioni artistiche: da Giotto a Sironi, dai Mosaici di Piazza Armerina al Cristo morto di Mantegna, dagli Uffizi al Canaletto, da Ravenna a Guttuso e a molto altro ancora.
Emblema di questa altra Italia è sicuramente il quadro I tre filosofi di Giorgione, “una copresenza di differenze e analogie”, metafora del dialogo e dello scambio tra le diverse identità.
Una bella testimonianza contro il rinascente pregiudizio razziale e la riduzione, arbitraria e antiscientifica, della cultura a semplice dato biologico.
Ma come si fa a inseguire il feticcio della purezza in un paese che è sempre stato meticcio?
R. Mantegazza, Elogio dell’Italia, meticcia, aperta, inclusiva, plurale, anarchica, ironica e tanto altro, Fefè editore, 2024, pp. 163, Euro 15.00