Il piacere del testo: “Pagine di Saggezza”
di Domenico Maria Morace
“Il piacere del testo” rubrica a cura di Stefano Cazzato
Decisamente molto intrigante la lettura di “Le Vite degli stoici”. Gli autori sintetizzano in maniera vivace e quasi emotiva, vite e pensiero di una galleria di 26 personalità, che copre un arco temporale di circa 5 secoli, dagli sgoccioli del 4° A.C. fino alla morte di Marco Aurelio,180/181 D.C.
La cosa che colpisce, purtroppo al negativo, è la enorme mole delle perdite di scritti, di questi autori molto illuminati, pur se a volte, in senso lessicale, discutibili.
Si dice che, nel mondo romano, fin dall’era Severiana, primi del 3° secolo dopo Cristo, gradualmente, i rotoli di papiro, cedono il passo all’insieme di fogli di pergamena, rilegati; gli antenati del libro come lo vediamo oggi.
E, per strana(maligna?!?) coincidenza, proprio tra la fine del Terzo secolo dell’Impero, e i primi del Quarto, oramai il “paleo-libro” di pergamena, ha spiantato totalmente i vecchi rotoli.
Guarda il caso, proprio quando il Cristianesimo dilaga al massimo grado: per intenderci tra Diocleziano e Costantino. Questo porterebbe a un discorso infinito sulle responsabilità censorie del nuovo Credo, scegliendo cosa trascrivere, che sia gradito alla sensibilità cristiana, e cosa non trascrivere, ovvero condannare alla “damnatio memoriae” fiumi di opere, spesso capolavori, troppo “laici” e a-morali.
Pensare.. 2 capolavori della letteratura pagana romana “De Rerum Naturae” di Lucrezio, solo per fare esempi, e “Satirycon libri” di Petronio, sono stati appena salvati, il primo da un religioso anonimo ma illuminato, di quel tempo, quasi integralmente. Il secondo, pur se amputato crudelmente, comunque almeno in piccola parte sopravvissuto, per vicende acrobatiche.
Io credo che proprio in quella epoca, e a seguire immediatamente dopo, più o meno fino a Teodosio e Tessalonica, si sia consumato questo “killeraggio” in massa di una enorme fetta del Mondo Pagano. E gli Stoici erano certamente nel gruppo delle vittime, in tutte le opere dove si esibisce profondo scetticismo/negazionismo del Divino e dell’unico Dio (e dovevano davvero essere tante).
Scelgo solo di fare cenni su 5 dei 26 autori riportati, che mi hanno colpito di più, in ordine cronologico: del fondatore Zenone, si parla del suo pensiero, ma la attenzione è maggiormente rivolta ai suoi seguaci: per esempio Aristone “il provocatore”. Discorsi infiammati, nella Stoà i suoi. Posizioni radicali, estreme, molto pericolose. Concetto guida: il filosofo deve proporre valori semplici e potenti, certezze assolute nell’umano, per educare in estrema chiarezza a ciò che è il Bene e ciò che è il Male.
3 delle sue massime: “Nessuna forma di Dio è concepibile”
“La Virtù è la salute dell’Anima”
“La Ricchezza è come il vino: rende ubriachi”.
Poi, poco dopo, fine Terzo secolo A.C. “Zenone Secondo il Moderato”. Tutto dentro l’essere umano, nella sua interiorità e spiritualità, inchiodato al singolo individo, e al suo processo interiore.
“L’Uomo conquista il Mondo, dominando se stesso”
“Vai dove ti porta la Ragione”.
“Il Benessere si realizza a piccoli passi: ma non è affatto cosa da poco”.
Con “Diogene Stoico” siamo ai primi del Secondo secolo A.C., Roma ha già puntato sulla Grecia, ma, astutamente, si comincia con le Guerre Macedoniche, dal Nord…per ora.
Viene definito “Il Diplomatico” (forse per differenziarlo dalla arrogante, coraggiosissima e provocatoria sobrietà del Cinico, che fece dire nientemeno che ad Alessandro: “se non fossi Alessandro, vorrei essere Diogene…ma sulla interpretazione di questa frasetta ci si potrebbe fare un libro!).
“Ci vuole un Saggio, per scoprire un Saggio”.
“Il coraggio è la chiave delle capacità: per dominare le nostre paure, ed esaltare le qualità”.
“Ci sta una sottile(sottilissima?) differenza tra un Saggio e un Pazzo”.
Ed eccoci a Epitteto. “L’Uomo Libero”. Zoppo nel fisico, e dalla vita multiforme, ma sempre serenamente indomito, vero apostolo di massime di libertà.
“”Vuoi migliorarti? Sii felice di essere ritenuto Pazzo…o Folle”.
“La Ricchezza non consiste nel possedere molto, ma nell’avere poche necessità”.
“Ciò che conta non è quello che ti capita. Ma come reagisci ad esso”.
Con Musonio Rufo, siamo sempre in “Area Epitteto”, ma con sfumatura diversa (viene qualificato “L’Indomito”)
“La cosa più preziosa al mondo è l’autosufficienza”.
“E’ Impossibile vivere bene il Presente…se non lo consideri come il tuo Ultimo Giorno”.
“Sappi accettare l’Inevitabile: e la tua Vita sarà in Armonia con L’Universo”.
Massime, forse un po’ troppo radicali, queste, alla Aristone forse…ma quanta saggezza!
Fortunatamente per noi, diverse delle migliori personalità della Letteratura Latina, hanno riportato, se non altro, un buon numero di frammenti, di questa grandissima scuola, in primis Cicerone e Seneca. In Marco Aurelio molti dei suoi pensieri non sono altro che trascrizioni, certamente di modelli ammirati, ma meno originali.
Nella grande Patristica Cristiana passa non poco nel pensiero Stoico, ovviamente riformulato e riadattato. Personalmente ho sempre trovato fascinose figure quelle di Girolamo, Ambrogio e Agostino, solo per citare la triade aurea. Ma che tormento nel non voler ammettere apertamente l’enorme debito che li lega al meglio del Mondo Pagano.
Sei un grandissimo scrittore; che mutua e reinterpreta con carattere le tue radici. Anche ammettendo che il messaggio del Cristo è la cosa più sublime: non ti senti tanto più forte, di aver scelto il meglio del mondo dei Gentili, e del mondo dei Cristiani? Sembra tanto, forse troppo…Umano?!?
Ryan Holiday e Stephen Hanselman, Le vite degli Stoici. L’arte di vivere da Zenone a Marco Aurelio, Hoepli, 2024, pp. 336.