L’Italia non ha più religione: si riparta da un’attenta valutazione dei principi cardine
L’oratorio non sembra essere più necessario e i giovani restano rinchiusi in casa a mal socializzare…
A cosa serviva storicamente la religione?
Di Menotti Lerro
Negli ultimi anni in Italia si sta assistendo a un lento, ma apparentemente ineluttabile, declino religioso. Il Crocifisso nelle scuole, se non tolto, viene sistematicamente ignorato e sempre meno persone dichiarano di seguire le sacre funzioni come le messe, per non dire della poca popolarità che la stessa Bibbia mantiene, specie in termini di attenta, individuale lettura ermeneutica.
Circa il 98% degli italiani è battezzato secondo il rito cattolico della Chiesa a fronte di un solo 36% (dati Erispes 2006) che si dichiara praticante. L’impressione, tra l’altro, è che negli ultimi 20 anni questi dati, già così espressivi, abbiano fatto registrare dei cali ulteriori.
Nell’introduzione al testo “Per la critica della filosofia del diritto” di Hegel, il filosofo-economista tedesco Karl Marx aveva inquadrato il bisogno religioso con le seguenti parole: “La religione è il sospiro della creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, così come è lo spirito di una condizione senza spirito. È l’oppio del popolo”. Un oppio “necessario” e per certi aspetti salvifico per le “umane genti”, spesso disilluse dalla ferocia dell’esistenza e desiderose di aggrapparsi alla fede.
Ma cosa sta cambiando nel nostro Paese?
Intanto le nuove tecnologie rappresentano una distrazione continua ai valori spirituali e, soprattutto, tamponano quei bisogni continui di riempimento, di lotta alla noia. Questo apparentemente può sembrare un bene, ma in realtà ci si dimentica proprio dell’importanza della noia stessa (considerata da Freud come conseguenza della repressione degli istinti e da Jung come sintomi di un’anima insoddisfatta) motore indispensabile per stimolare la fantasia (specie nei bambini).
Inoltre, i genitori non accompagnano più i ragazzi in luoghi simili a quelli che furono ad esempio gli oratori: ritrovi privilegiati dove era possibile giocare a calcio, fare teatro, musica e altro, ovvero socializzare realmente, a differenza di quanto oggigiorno i giovani (e non solo) provano maldestramente a fare attraverso computer, telefoni di ogni tipo, e dunque quei Social network che di sociale hanno in verità solo il nome e la parvenza.
Per onestà bisogna dire che non sempre l’oratorio ha rappresentato un luogo sicuro e in merito a questo basti pensare ai tanti casi di pedofilia che si sono registrati in tutti i luoghi religiosi; fatti che hanno contribuito sensibilmente ad allontanare le famiglie, le quali preferiscono spesso tenersi i ragazzi in casa, relativamente tranquilli, vicino ai loro “sicuri” mezzi di evasione.
Il cattolicesimo non ha saputo ad oggi riorganizzarsi, diventando magari più credibile per attrarre a sé la quintessenza delle persone, di coloro che sono predisposti ad essere dei religiosi. In questo modo il futuro, in tal senso, appare molto nebuloso e la religione sembra destinata a doversi ritagliare un posto sempre più di nicchia nella società complessa contemporanea.
La storia del cattolicesimo è del resto una storia particolarmente ambigua, fatta di coloro che, a ragione, possono considerarsi dei Santi (Maria Teresa di Calcutta, Gerardo Maiella, Padre Pio e altri) ma anche di personaggi che hanno interpretato il ruolo come posizione per poter imporre le proprie, non sempre sane, volontà sul prossimo. Si pensi alla pratica delle indulgenze (che determinò, tra l’altro, l’esposizione della 95 tesi di Martin Lutero e il conseguente Scisma anglicano, ossia la rottura tra chiesa d’Inghilterra e autorità papale). Si pensi alle crociate, all’inquisizione, alla caccia alle streghe… Insomma, la storia della religione cattolica (o meglio dei Ministri della Chiesa) non brilla certo per generale purezza, ma bisogna dire che da sempre riesce anche a donare tanta fiducia e speranza. Andrebbe forse la stessa riformata, oserei dire ripensata nei giusti criteri di intransigenza (dunque non piegandosi alle “sciocchezze” e non irrigidendosi di fronte a cose “serie”, come quelle identitarie e a volte vitali). Lo stesso battesimo alla nascita appare, a ben vedere, più come un’imposizione di comodo piuttosto che un atto necessario e corretto, poiché la “confermazione” (la Cresima) diventa poi, più che altro, una formale conseguenza a cui in pochi sembrano dare il giusto peso inerente alla simbolica, piena iniziazione cristiana.
L’Italia, ospitando il Vaticano, è da sempre il centro del Cristianesimo. Forse è ora di riorganizzare tutto ciò, anche tenendo conto che questo circuito rappresenta una vera e propria miniera d’oro non soltanto potenzialmente spirituale per questo territorio…