20 Gennaio 2025

Il ruolo dell’Empatia nella trasformazione del mondo di Klingsohr

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Il ruolo dell’Empatia nella trasformazione del mondo di Klingsohr di István Szelei

di István Szelei

L’importanza del nuovo movimento artistico italiano proclamato da Menotti Lerro è maggiore di quanto molti pensino. Non si tratta d’un nuovo movimento individualista, ma di un modo di affrontare i fondamenti ontologici dell’arte attraverso il mito di Unus. Una delle principali parole chiave del movimento è l’empatismo. Quest’espressione, probabilmente non indipendente da un’ispirazione spirituale, va al cuore della metafisica di Parmenide e simultaneamente al significato dell’arte come parola. A mio avviso, infatti, la questione dell’unità intesa in senso parmenideo indica l’integrità che sta dietro alla diversità della natura e il rapporto di questa integrità con l’arte.

Perché l’arte, nel significato più alto, è un atto di reintegrazione. È un’attività venusiana che l’alchimia medievale indica con la parola preparatio. Il misterioso regno divino femminile al confine tra luce e tenebre, ove “l’atto graalico” dell’interazione di questa dualità può essere trovato nel visionario poema di Parmenide.

È simile al Graal in quanto il messaggio venusiano in Parmenide non indica la molteplicità ma l’unità. L’attività venusiana indicante la molteplicità è in un certo senso un atto “diabolico”, poiché lì il principio maschile e femminile rimangono isolati uno dall’altro in una separazione ermafrodita che non si realizza mai. L’unità in senso negativo di Ermete (separatio) e Afrodite (preparatio) è una falsa unità. È l’unità ermafrodita dell’apparenza. Non è di questo che parla Parmenide. Il simbolo dell’ermafrodito non è uno stato reintegrato yin-yang, ma una separazione totale dei principi maschili e femminili in un mezzo sterile. Nel “giardino magico” della qualità sterile di Klingsohr. Tale questione rimanda alla condizione ermafrodita di Mefisto, come sottolinea Menotti Lerro nel suo Il dottor Faust.

La questione e la chiave “dell’Artista totale”

La misteriosa dea di Parmenide offre uno sguardo dietro il mondo di Medea oscuramente magico della natura. Nella meta-natura non materiale della verità. Difatti il “diavolo” ermafrodita racchiude in sé le qualità maschili e femminili in uno stato di violenza. Lo vediamo nelle figure di Amfortas e di Kundry del Parsifal di Wagner. Amfortas, ferito dalla lussuria, è vittima dell’aggressione diretta dell’uomo distorto dalla superbia, mentre gli intrighi manipolatori di Kundry indicano l’aggressione passiva della donna distorta dalla superbia. Gli argonauti avevano sperimentato l’aggressione passiva di Medea e delle Sirene attraverso la manipolazione. L’essenza dell’aggressione passiva è che non è lei a uccidere ma mette il pugnale omicida direttamente nelle mani dell’aggressore. Quindi è “femminile” ciò che attira l’aggressione manifesta. Dietro l’aggressione passiva della natura c’è il mago demiurgico, il contro-artista. Non Unus, ma Seth.

L’anti-spiritualità ermafrodita di Klingsohr spegne qualcosa sia delle qualità maschili che femminili: l’empatia metafisica che percepisce lo spirituale come atto artistico originario che ritorna all’unità.

Wagner individua nella compassione la condizione come “atto graalico”, il riadattamento della frammentazione. La “chiave” di Parsifal è la compassione, è ciò che lo rende saggio.

Per Wagner la compassione non è in primo luogo un sentimentalismo, né una mancanza di sentimenti fredda e senza cuore. Il primo è lo stato femminile manipolativo di Kundry, il secondo è la razionalità “neutra” di Klingsohr.

Il crudele razionalismo separatore e opponente mutuamente esclusivo di Klingsohr è l’archetipo ermafrodita del “contro-artista”, che compie un atto anti-graalico. Usa le qualità ermesiane e venusiane non per reintegrarsi, ma per separare i due uno dall’altro. È la falsa unità priva di empatia del principio maschile e femminile, un simbolo di falsa pace e discordia.

La compassione di Parsifal è empatia, immedesimazione. Un atto di cuore che non esclude il riconoscimento. Se l’empatia è solamente sentimentalismo alla Kundry, allora rimane nel giardino magico degli intrighi di Klingsohr. L’immedesimazione di Parsifal è allo stesso tempo un riconoscimento non sentimentale. È una percezione spirituale.

La contrapposizione antagonistica tra mondo sensoriale e mondo percettivo è errata ed evoca esplicitamente il mondo di Klingsohr. Il riconoscimento spirituale infatti non è il dominio della percezione contingente, né quello del razionalismo egoistico e insensato.

La condizione base dell’atto graalico unificante del riconoscimento spirituale di Parsifal è la libertà e l’empatia dell’individuo. Klingsohr rappresenta la sterile unità senza amore che degrada l’uomo in un automa, in una creatura istintiva programmata.

La via d’uscita di Menotti Lerro dalla matrice postmoderna, dalla disumanità del demiurgo di Cartesio e Nietzsche

A mio parere il problema di Cartesio era simile a quello di Nietzsche. Entrambi vedevano l’uomo istintivo come una macchina che agisce secondo schemi programmati. Il “mostro” dell’automatismo. Cartesio avrebbe potuto essere un mistico, ma è diventato il padre del razionalismo, Nietzsche invece del nichilismo.

Non invano a Nietzsche fanno riferimento alcuni idealisti ed anti-idealisti. Il culto del nihil attrae anche i rappresentanti del culto della distruzione e dell’autodistruzione. È un’attrazione per un’esperienza negativa del nirvana. Tuttavia, il “nulla” indicato dal nichilismo non equivale al “vuoto” della pura coscienza del cuore. Il nulla del nichilismo implica una distruzione aggressiva. L’effetto terapeutico dello spirito europeo della Scuola Empatica campana, basata su Parmenide, ha senso per affrontare questo problema.

Nietzsche impazzì per il paradosso della dualità. Vedeva in Apollo la radice del rigido razionalismo europeo e il “demone del sole” contro cui si mosse verso l’idolatria d’un culto dionisiaco da lui immaginato. Trovò nella visione del mondo dello zoroastrismo iranico il mezzo d’espressione per incarnare ciò che aveva visto: Ahriman. Nella chiesa cristiana, nel fariseismo, negli intrighi religios, vide Ahriman, contro il quale, in “Così parlò Zarathustra”, arriva alla pura negazione, per poi parlare apertamente dalla posizione di un anticristo da lui immaginato. L’anticristo di Nietzsche, tuttavia, si identificava con lo spirito di negazione e stava al servizio proprio di ciò che temeva. In sostanza, egli concepisce un antiahriman diventandone l’apostolo.

In ungherese la parola ármány (intrigo) indica Ahriman. È un termine la cui essenza crea un’atmosfera di manipolazione. L’espressione metafisica della menzogna è l’intrigo, perché si può essere intriganti, si può intrigare, ma non essere l’intrigo in sé. La parola “intrigo” denota una cecità distaccata, dalla luce fredda. È un razionalismo estremamente razionale e autoreferenziale, in sostanza un relativismo allo stato puro, cioè uno stato ermafrodita alla Klingsohr. La caratteristica principale dell’intrigo è che rappresenta il falsificatore del sole, la superbia del sole. È essenzialmente un demone solare, cioè un contro-sole che rappresenta l’hybris. Assomiglia al sole, ma non lo è. Per questo Nietzsche vedeva Apollo e poi Cristo nell’inganno della negazione di rappresentare il nulla. Egli fu ispirato alla negazione violenta da ciò che vide negli abusi religiosi. Dietro a ciò gli si rivelò il mostro della pura razionalità di Apollo – in sostanza un demiurgo gnostico. Non aveva una buona opinione di Wagner, anche se la Kundry di Wagner fornì una risposta al problema cristiano di Nietzsche. Infatti Kundry, come l’uomo cristiano, è vittima di Klingsohr, ma non di Cristo. La confusione tra Klingsohr e Cristo fa di Nietzsche uno dei principali ispiratori dell’intrigo di Klingsohr come movimento antigraalico.

Il giudizio arbitrario di Nietzsche è diventato una falsità. Facendo di se stesso l’idolo del nichilismo, è diventato il principale rappresentante del moderno titanismo spirituale europeo. Il suo anti-idealismo autodistruttivo è una violenza spirituale che paradossalmente rafforza proprio ciò contro cui si ribellava: il mondo manipolatore che uccide la compassione del mago invisibile, il suo giardino magico simile alla hybris, il suo naturalismo pieno di intrighi.

Di una cosa però si disinteressa: della sophrosyne, dell’empatia e della moderazione in senso non sentimentale. Proprio ciò che per Menotti Lerro è di importanza fondamentale e che sovrascrive ad arte, o più precisamente ritrasforma, la violenza intellettuale manifesta di Nietzsche e passiva di Cartesio dell’epoca postmoderna.

Il lato manifesto e passivo della violenza spirituale

Il XX secolo è stato il secolo delle idee totalitarie, dell’ascesa e del declino della violenza spirituale manifesta. Il postmoderno ha percepito la violenza della totalità del logos in senso filosofico e si è posto l’obiettivo di demolirlo. Secondo la formulazione di genere, il de-logos postmoderno è diretto contro l’aggressione mascolina in senso spirituale. L’articolazione di genere ha tuttavia portato in superficie il nuovo problema del confronto della donna presa in senso filosofico nei confronti dell’uomo come aggressore. La donna filosofica ha portato alla sofisticazione del linguaggio. La conseguenza filosofica del de-logos del linguaggio è stata l’autocontraddizione del postmoderno, a cui il Movimento Empatico annunciato nel 2020 ha attirato l’attenzione in Europa.

Il de-logos della filosofia religiosa postmoderna non ha eliminato l’alienazione. Il divario tra gli individui si è ampliato ancora di più e il linguaggio si è schematizzato. Questo schematismo punta a una mascheratura. Le maschere come algoritmi, modelli, vivono una vita propria. In contrasto con la violenza manifesta è apparsa in Europa una violenza passiva, come un nomos. Nomos perché superficiale, formale, naturalistico, senza spirito, velato, privo di Aletheia, sterilizzato. In termini di genere: nel mezzo linguistico di Klingsohr, simile a un pannello, si crea una condizione dal terreno perduto e che attrae l’aggressione, in cui il femminile, responsabile del rapporto tra cielo e terra, si ripiega su se stesso.

La caratteristica della violenza passiva è che non è essa stessa violenta, ma crea un terreno fertile per la violenza. La negazione della violenza trascendente non elimina la violenza, ma la esternalizza soltanto.

Per trasformare la violenza che sostiene la manipolazione è necessario uscire dalla manipolazione dell’ordito degli algoritmi. La violenza passiva attira la violenza falsificando tutto e isolando essenzialmente gli uni dagli altri, nonostante le apparenze.

In termini filosofici la qualità spirituale maschile è il logos, che può rappresentare la violenza manifesta se il suddetto ermafrodito cade sotto l’incantesimo della hybris della qualità di Klingsohr.

La hybris è priva di genere, ma distorce sia i principi femminili che quelli maschili.

Questa hybris senza genere distorce la qualità femminile dell’empatia, che unisce terra e cielo, come nucleo spirituale, in una falsa identità e nel sentimentalismo. Alla mercé dell’aggressione passiva della matrice di Klingsohr.

La matrice che crea è sensoriale ma non empatica. Il mezzo passivo della hybris femminile dà vita alla violenza. La hybris femminile è burocratica. Il mondo di Kafka ne percepisce l’atmosfera. Come si è creata questa rete? In senso filosofico è un razionalismo sterile, privo di idee e autosufficiente a creare il mezzo insidioso. L’intrigo stesso di Klingsohr, tuttavia, sembra essere solare senza avere un’intelligenza organica, ma inorganica.

La falsità del naturalismo

In un certo senso la falsità si cela nel falso naturalismo. Questo naturalismo non è separabile dal razionalismo, come dalla cultura che anima il giardino magico di Klingsohr, dalla cultura di Medea. Paradossalmente l’inganno sensoriale “medianico” di Medea si realizza in un culto della natura racchiuso in un nesso di causa-effetto privo di spirito. Il naturalismo è fraudolento perché non è empatico. Mantiene l’uomo e la donna in uno stato di separazione, contrapposti l’uno all’altra. A livello di principio, tratta lo spirito e l’anima come separati. L’anima come qualità femminile diventa così un intrigante relativismo. Il materialismo del naturalismo si cela nella sua intercambiabilità arbitraria, nel suo relativismo autoreferenziale. Possiamo riconoscerlo anche nel postmodernismo.

Il naturalismo ha un significato filosofico ed è attraverso l’astratto che possiamo coglierlo a livello primario. Paradossalmente, il naturalismo non è organico. Lo possiamo osservare nelle rappresentazioni fotorealistiche dell’intelligenza artificiale. Il naturalismo è un mezzo sterile in cui l’anima si trova in uno stato privo di spirito.

Il naturalismo è la rappresentazione d’un anti-spirito nella sua essenza, come un idealismo che esercita la violenza e cerca una falsa unità. L’idealismo ermafrodita del naturalismo risiede nella falsa unità della separazione totale della dualità.

L’empatia che unisce anima e spirito

Il fenomeno dell’intrigo di Klingsohr dimostra che i principi maschile e femminile, contrapposti e trasformati in hybris, sono essenzialmente antitetici allo spirito e all’anima.

La hybris maschile profana l’anima, quella femminile lo spirito.

Il problema della separazione del cuore e della testa è anche il problema della contro-arte ingannatrice della hybris, che separa dall’unità divina.

L’arte nel senso originale unisce, l’esterno e l’interno. In sostanza è Unità. Non in opposizione con la scienza e la ragione.

L’arte originale è “sferica”. Non va contro natura, ma nemmeno la idolatra.

La naturalezza che si cela dietro la natura è un palese paradosso, non una contraddizione chiusa. La palese contraddizione è la trasmutazione della lotta per la vita. L’arte di Parmenide. Il paradosso manifesto è aletheia, non un disvelamento, che ritrasforma la storicità, il mondo di Kronos.

Desidera crocifiggere i sensi con l’intuizione spirituale.

Anche l’Unus, l’artista totale di Menotti Lerro, sottolinea che i rapporti tra le parti non sono in un’unità esclusiva. Le parti sono trattate come individui e non come oggetti, quindi il rapporto tra loro è poetico. Il “disvelamento” poetico è in sostanza il disvelamento dell’anima. In contrasto col naturalismo senza spirito e senza anima che oscura fondamentalmente la realtà.

L’apertura del rapporto poetico integra la diversità attraverso l’empatia spirituale che trasmette una calma armonia, una morale universale che trasforma la lotta per la vita.

Questa morale universale trascende l’aggressione del determinismo programmato, perché è la base di tutto ciò che esiste, non è ideologica né moralistica, ma allo stesso tempo mentale e spirituale. Qui, tra l’altro, sta per me la grandezza e il significato universale del movimento di Menotti Lerro. Il Nuovo Triangolo Culturale del Cilento Antico, nell’Italia del Sud, sognato e creato, che potremmo definire il centro terapeutico dello spirito europeo.

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