Il quaderno di Maya
13 ottobre 2013 (9 anni fa)
Il quaderno di Maya: Questa volta il nostro consiglio di lettura settimanale è il romanzo della famosa scrittrice cilena Isabelle Allende, intitolato Il quaderno di Maya. La protagonista è Maya Vidal una ragazza di 19 anni, californiana, con un passato ricco di errori, sbagli e ripensamenti.
La ragazza è stata cresciuta dalla nonna Nini, cilena forte e estrosa, e dal suo secondo marito Popo, astrologo afroamericano saggio e comprensivo. Dopo la morte del suo Popo, Maya commette una serie di sciocchezze che la fanno entrare in un vortice di tossicodipendenza, alcol, traffici di droga e prostituzione.
Una storia intensa ed emozionante, romantica e lancinante, a tratti brutale ma dalle cui pagine trasuda amore, amore filiale, amore viscerale, amore platonico, amore in ogni senso. Di seguito un breve brano del romanzo: «Una settimana fa, all’areoporto di San Francisco, la nonna mi abbracciò senza piangere e mi ripetè che, se avevo minimamente a cuore la mia esistenza, non dovevo mettermi in contatto con nessuno finché non avessimo avuto la certezza che i miei nemici non mi cercavano più. La mia Nini è paranoica, come tutti gli abitanti della Repubblica Popolare Indipendente di Berkeley, perseguitati dal governo e dagli extraterrestri, ma nel mio caso non stava esagerando: qualsiasi precauzione non sarebbe stata di troppo. Mi consegnò un quaderno con cento pagine perché tenessi un diario della mia vita, come avevo fatto dagli otto ai quindici anni, quando ancora il destino non mi aveva girato le spalle. “Avrai tempo per annoiarti, Maya. Approfitta per scrivere delle enormi sciocchezze che hai commesso, magari in questo modo ti rendi conto della loro portata” mi disse. Esistono diversi miei diari, sigillati con nastro adesivo industriale, che mio nonno conservava sotto chiave nel suo studio e che adesso la mia Nini tiene in una scatola da scarpe sotto il letto. Questo dovrebbe essere il mio quaderno numero nove. La mia Nini è convinta che mi serviranno quando entrerò in analisi, perché contengono la chiave per sciogliere i nodi della mia personalità; ma se li avesse letti, saprebbe che contengono una tale quantità di frottole da disorientare lo stesso Freud. In linea di massima mia nonna diffida dei professionisti che guadagnano a ore, visto che a loro non conviene ottenere risultati rapidi. Tuttavia fa un’eccezione per gli psichiatri, perché uno di loro la salvò dalla depressione e dalle trappole della magia quando si era ficcata in testa di mettersi in contatto con i morti.
Per non offenderla, misi il quaderno nello zaino, ma non avevo intenzione di usarlo, anche se qui, in effetti, il tempo si dilata e scrivere è un modo per occuparlo. Questa prima settimana di esilio è stata lunga per me. Mi trovo su un’isoletta quasi invisibile sulla carta geografica, calata in pieno Medioevo. Mi risulta complicato scrivere della mia vita, perché non distinguo tra i ricordi e ciò che è frutto della mia immaginazione; la pura verità può risultare tediosa e per questa ragione, senza rendermene conto, la modifico o la enfatizzo, anche se mi sono riproposta di correggere questo difetto e di mentire il meno possibile in futuro. Ed è così che ora, quando perfino gli yanomamis dell’Amazzonia usano i computer, mi ritrovo a scrivere a mano. Procedo lentamente e la mia grafia sembra cirillico, visto che nemmeno io riesco a decifrarla, ma immagino che pagina dopo pagina inizierà a migliorare. Scrivere è come andare in bicicletta: non lo dimentichi, per quanto passino anni senza fare pratica. Cerco di procedere in ordine cronologico, dato che un qualche ordine ci deve essere, e ho pensato che seguire questo mi sarebbe risultato facile, ma perdo il filo, divago o mi ricordo di qualcosa di importante diverse pagine più avanti e non c’è più modo di inserirlo. La mia memoria si muove tra cerchi, spirali e acrobazie da trapezista.
Sono Maya Vidal, diciannove anni, sesso femminile, nubile, senza un innamorato per mancanza di opportunità e non perché sia schizzinosa, …»