L’amore per la persona malata, l’analgesico naturale più potente, capace di curare tutti i mali della vita.
“Nei limiti del possibile non va mai sottratta la speranza al paziente anche perché ogni diagnosi, comprese quelle infauste, possono essere sbagliate.”
Intervista esclusiva a Patrizio Rigatti di Lucrezia Lerro
Patrizio Rigatti è un medico chirurgo di fama internazionale. Attualmente è Direttore del Dipartimento dell’IRCCS Auxologico di Milano. E prima ancora lo era del San Raffaele. Ascoltare il Professor Patrizio Rigatti vuol dire avere la possibilità di comprendere sempre più a fondo quanto sia importante la sensibilità, oltre che alle competenze, dei medici ai quali ci affidiamo anche per delle cure spesso insperate. Ma Patrizio Rigatti mi rassicura subito, dice: “nei limiti del possibile non va mai sottratta la speranza al paziente anche perché ogni diagnosi, comprese quelle infauste, possono essere sbagliate.”
L’amore è un tema universale, la poesia, la scrittura, la pittura, la medicina… Pare che tutto ciò che abbia un senso o una durata nel tempo sia legato all’amore e mi riferisco, prima di tutto, alla vita, darci la possibilità di venire al mondo è l’atto d’amore più grande che le donne possano compiere. Nella sua esperienza da chirurgo quanto l’amore di un familiare per un paziente ammalato può essere salvifico?
Le sue parole mi ricordano una storia molto forte in tal senso. Un giorno nel mio studio ho ricevuto una coppia, il marito era stato operato per un tumore esteso alla vescica e alla prostata. Ebbene, quando sono tornati moglie e marito tempo dopo, erano felici di darmi una notizia, la signora era incinta. Dentro di me ho urlato al miracolo, perché il paziente era chiaro che dopo l’intervento non potesse avere figli. Quando il marito è uscito dall’ambulatorio, la moglie per la prima volta ha sollevato lo sguardo e mi ha detto: “Professore, l’amore ha molte facce. Quando si ama si vuole che anche l’altra persona sia felice, e non importa come si raggiunga questo scopo, l’importante è raggiungerlo.” Mi sembra un esempio d’amore straordinario, che mi ha fatto pensare. Infatti quell’episodio ancora me lo ricordo.
L’incoraggiamento del medico al paziente quanto può essere importante?
Ai miei allievi insegno sempre che per i pazienti, anche quelli con diagnosi infauste, c’è sempre qualcosa da fare. A parte che le diagnosi possono essere sbagliate, ma poi mi creda, qualcosa si può sempre fare per i pazienti gravi. E non bisogna mai, e dico mai, scoraggiare il paziente. Sarebbe imperdonabile farlo, la morte è sempre il nemico da combattere e vale per tutti. Fin da bambino, quando il mio babbo Danilo riceveva i pazienti in casa, la morte era il nemico numero una da combattere. Mio padre, l’esempio migliore di medico che io possa farle.
La malattia non ha colori politici. Lei ha fatto interventi chirurgici a persone molto note che hanno citato il suo nome in diverse circostanze in segno di gratitudine.
Anche recentemente in una nota trasmissione televisiva Stefania Craxi mi ha ringraziato pubblicamente. Sono toccanti alcune lettere che ricevo, mi commuovo sempre, perché dopo anni leggere che un paziente, a cui era stato dato un mese di vita, è ancora vivo vuol dire speranza, stima, e una persona che vive oltre vent’anni da quel mese pronosticato, mi creda fa effetto, un certo effetto avergli allungato la vita.
Come mai ci sono tante aggressioni nei pronto soccorsi e non solo?
Ho avuto come medico una lunga esperienza nei pronto soccorsi, fortunatamente non ho mai subito aggressioni. Sono dei luoghi dove i pazienti si aspettano, giustamente, un’assistenza immediata, ma purtroppo spesso non è così a causa di scarso personale, o di sovraffollamento dei casi urgenti che arrivano.
Albano Carrisi, Toto Cotugno, Giorgio Strehler, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi, Antonio Gava, Roberto Gervaso, soltanto per citarne alcuni.
Sì, mi fa piacere ricordarli. Alcuni di loro, quando erano in vita, ci tenevano a ringraziarmi pubblicamente. La fiducia dei pazienti, la loro gratitudine è fonte di gioia per me.
Ho scoperto che ha una delle collezioni di francobolli più belle d’Italia. La mia non è una battuta. Ce l’ha davvero?
Sì, ce l’ho! E’ la collezione paterna di francobolli. Quando è morto il babbo ho continuato ad arricchirla. L’origine della collezione però è di mio padre che ha fatto la guerra in Africa Orientale. I francobolli possono raccontare, anzi raccontano, la storia di un paese, e nel mio caso la storia di questo paese. Ho imparato tantissimo dai francobolli, di geografia, di storia e altro. Ad esempio in Calabria c’era sui francobolli la Trinacria, mentre su quelli siciliani l’effige dei Borboni, per esempio il Regno delle due Sicilie, che dovrebbe essere un’entità unica, era divisa in due. La parte continentale aveva il grana, moneta locale, che valeva il doppio del grana della Sicilia. E così anche i francobolli avevano un’entità diversa… Il primo paese al mondo ad avere i francobolli è stato l’Inghilterra, poi il Brasile, la Francia. La Sicilia è stato il secondo paese al mondo a riportare sui francobolli l’effige del sovrano.
Ricorda un episodio che l’ha colpita particolarmente tra i suoi colleghi medici?
Il medico che prendeva la pressione al telefono, faceva soffiare i pazienti noiosi nella cornetta. Molto singolare, capiva dal respiro la pressione del paziente, al telefono.
Quanto è importante oggi la figura del medico di base?
E’ fondamentale, è il primo medico a cui ti devi confessare. Ai medici di base si dovrebbe raccontare tutto. Una volta si raccontava loro anche i problemi economici. Erano una spalla, degli amici. Oggi questa caratteristica si è un po’ persa? E’ il medico di base che deve orientare il paziente nel magnum della medicina. Orientarlo alla prevenzione che è necessaria per evitare l’evoluzione di una malattia.
E’ vero che il cinquantadue per cento degli uomini soffre di problemi alla prostata? Uno su due. Il trenta per cento degli uomini soffre di disfunzione erettile?
Assolutamente sì, quasi nessuno fa prevenzione. Per gli uomini basterebbe un’ecografia addominale, diagnostica non invasiva, non costosa, che permette di fare molte valutazioni mediche. Purtroppo diverse patologie si scoprono quando già hanno iniziato a far danni.
Molti uomini tra i venticinque e i trenta anni hanno problemi di disfunzione erettile. Consiglierei loro di fare dei controlli perché molti sottovalutano o si fanno prendere da problemi psicologici, ma in realtà è il danno organico che dovrebbe essere scongiurato. Fatevi vedere, rompete le scatole, parlatene. Tante persone con disfunzione erettile potrebbero mettere, ad esempio, dei noti farmaci per l’impotenza sul comodino, questo potrebbe essere un deterrente psicologico importante. In grado di risolvere in tantissimi casi la cosiddetta ansia da prestazione.
Quanto è importante la prevenzione oncologica per gli uomini e per le donne?
E’ fondamentale. Ripeto: molti pazienti lamentano di non avere un contatto continuo con il loro medico di fiducia. Agli uomini suggerisco comunque una visita a partire dall’età in cui si faceva un controllo medico per poi andare a fare il servizio di leva. E per le donne è quasi naturale andare dal ginecologo dalla comparsa della prima mestruazione.
Suo padre era un medico, suo fratello un cardiologo, una famiglia di medici. Una vocazione a salvare le vite?
Siamo cresciuti in un contesto familiare devoto alla cura del paziente. Mio padre, mio fratello ed io. Noi due ci preparavamo per gli esami universitari, alcuni erano gli stessi. Ricordi molto belli, purtroppo mio fratello non c’è più. Mi piace ricordarlo anche qui.
Ma davvero ha la passione per la caccia al cinghiale?
Durante le vacanze di Natale sono stato in Maremma. La caccia al cinghiale è un’altra eredità paterna insieme alle barzellette, mio babbo era una fabbrica di battute, io le ho usate spesso, e le uso in sala operatoria per stemperare la tensione durante interventi complessi. Per quanto riguarda i cinghiali vado a stanarli con i cani nel cuore del bosco, non faccio la posta. Infatti dopo ore di caccia torno a casa mezzo crocifisso, graffi ovunque, mi immergo nella caccia, non mi risparmio.
Il suo modo di raccontare la caccia al cinghiale mi fa pensare al suo lavoro chirurgico. Non aspetta che la malattia urologica faccia il suo esordio, ma la insegue, anzi l’anticipa ricorrendo ad una diagnostica sofisticata? O come distruggere/stanare le cento metastasi che avevano invaso il corpo di un suo paziente, se non ricordo male…
Esattamente, con un’estrema calma intervengo sul male del paziente. In sala operatoria bisogna essere calmi e decisi, senza paure. Senza esitazione.
Quando ha pianto l’ultima volta?
Non ricordo quando, giuro che è la verità. Non esprimo il dolore con le lacrime. “Dominati e gli altri ti sopporteranno”, Pound docet. Il dolore può portare solo dei danni, bisogna dominarlo. Con forza di volontà. E’ noto che le informazioni negative quotidiane hanno una percentuale intorno al quaranta per cento, non bisogna permettere a queste di superare quelli che sono i dati positivi, affinché il nostro sistema immunitario non ne soffra.
Ha un desiderio fortissimo che vorrebbe realizzare e di cui non ha mai parlato con nessuno?
Desidero come medico che la gente abbia un futuro. Ma oltre a questo ho un desiderio: di aver seminato nei miei allievi dei dati positivi che loro possono sfruttare nei confronti dei loro pazienti.