31 Gennaio 2025

Tricarico, Matera – Il futuro dei carnevali lucani, dialogo con Rocco Stasi

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Tricarico, Matera - Il futuro dei carnevali lucani, dialogo con Rocco Stasi

di Mariangela Tito

È tempo di Carnevale, in una regione che ha tanto da dire su questa festa. A questo proposito, abbiamo contato sulla notevole collaborazione di Rocco Stasi, attuale presidente della Rete dei Carnevali Lucani e vicepresidente della Pro loco di Tricarico.

  • I carnevali nella nostra regione rappresentano un vero e proprio patrimonio immateriale, pertanto quanto è importante la loro promozione?

La loro promozione è primaria in quanto espressione di un profondo spirito di comunità. Essi condividono dei valori, non parliamo dunque di sterili rappresentazioni fini a sé stesse poiché questi rituali si perpetuano, essendo chiave di lettura della cultura di ogni comunità. Si parla di condivisione e volontà, ovviamente uno stimolo esterno è necessario per quelle rappresentazioni in cui non vi è un comune sentire; nella nostra comunità ad esempio, Tricarico, questa difficoltà non persiste poiché è pur vero che la Pro loco svolge un importante ruolo in quanto all’organizzazione e alla logistica ma la partecipazione è spontanea. La promozione dunque in questo caso funge da strumento per rendere ancor più orgogliosi di essere custodi di questa tradizione.

  • Il carnevale può essere evidenziato come l’evento di coesione sociale per eccellenza in quanto riunisca gente appartenente ad ogni fascia d’età e rappresenti allo stesso tempo una festa popolare e religiosa. Quale metodo può essere evidenziato come il migliore per incoraggiare i giovani a mantenere vive le tradizioni della propria terra?

Non esiste una ricetta, l’unica strada percorribile è far in modo che la si viva come elemento che contraddistingue la comunità e pertanto qualcosa per cui essere orgogliosi ed ammirati. Poi vi sono altri fattori come la convivialità, il divertimento, la condivisione di cui tanti non ne percepiscono la sacralità. A tal proposito è necessario evidenziare che le maschere di Tricarico sono benedette da un vero prete, pertanto quale più evidente commistione tra rappresentazione sacra e rituali dalle radici antichissime, come il rito della transumanza, può evidenziarne il suo valore?! Ciò che può essere definito fondamentale è la necessità di custodirne la sua dignità; in passato negli anni 70/80 le maschere avevano una connotazione negativa in quanto le si definissero appartenenti esclusivamente alle fasce marginali della popolazione, elemento che infastidiva, non comprendendone la giusta chiave di lettura. Indubbiamente non esiste più il mondo contadino di quegli anni ma rimane la funzione di elemento simbolico di unione.

  • Riguardo i servizi educativi, quale significato psicologico si cela dietro al rito della vestizione, alle maschere e all’etimologia stessa della parola “Carnevale”?

Partendo da quest’ultimo elemento, la parola carnevale deriverebbe dal latino carnem levare, ovvero eliminare la carne”, poiché indicava il banchetto che si teneva l’ultimo giorno di Carnevale (martedì grasso),periodo precedente la Quaresima, dunque un periodo di abbondanza precedente il periodo di astinenza e digiuno. Nell’accezione attuale racchiude il senso dell’unione in quanto sia un’occasione nella quale ognuno nel suo piccolo diventa protagonista. La mandria è una composizione di individui, di animali rappresentati, ed è per questo che ognuno ha il suo valore ed è proprio nel protagonismo di ognuno, nel sentirsi parte di una comunità che si sviluppa l’attaccamento a questa rappresentazione. La vestizione stessa ne evidenzia il senso di comunità poiché per potersi vestire vi è bisogno dell’altro all’interno della famiglia stessa o dei gruppi organizzati.

  • Riguardo i carnevali del Meridione, quali sono gli elementi che li rendono simili e diversi dagli altri carnevali?

Gli otto carnevali della Rete dei Carnevali lucani sono antiche rappresentazioni distinguibili dagli altri per le loro radici antropologiche, da intendersi come riferimento alla natura più intima e vera di un popolo che fanno capo ad un comune sentire, avendo sviluppato radici profonde che non richiedono sollecitazione per la partecipazione, si partecipa perché ci si sente appartenenti. Il solo fatto di vivere in una piccola realtà in cui la vita di ognuno è intimamente connessa a quella degli altri definisce, qui più che altrove, il senso di comunità, una sorta di grande famiglia che ne evidenzia un valore aggiunto poiché è difficile sentirsi soli.

  • Una delle parti più suggestive del carnevale di Tricarico è il raduno antropologico. Qual è il suo fine ultimo?

Questa è stata una creazione del 2012; dopo aver partecipato alla realizzazione della Rete dei Carnevali del sud Italia e al progetto Cantieri Creativi, mi venne l’idea di realizzare un evento che fosse specifico per maschere che avessero valenza antropologica e culturale, ancora in vita. Idea portata all’interno della Pro loco, condivisa e sviluppata. È un evento di rilevante importanza internazionale, anche se ancora distante dai numeri di Pernik o di Salonicco. Il raduno è stato concepito come una vetrina, perché la profonda essenza di ogni rappresentazione bisogna viverla nel luogo in cui queste maschere vivono ed esistono, solo in questo modo la loro valenza può essere compresa. Il suo obiettivo è stato anche quello di fare incontro tra realtà distanti chilometri ma vicinissime per la composizione stessa dei costumi, o per i rituali che vi sono dietro, ma anche per il sentimento che accomuna. Il raduno ha in sé una caratteristica davvero straordinaria e suggestiva che è il piacere della scoperta. Scoprire elementi di comunanza di tradizioni praticamente identiche in tante loro espressioni, tra gruppi sempre diversi o gruppi che ritornano in quanto si creino anche delle amicizie. E poi vi è la suggestione dello spettacolo che non è secondario, vederli sfilare un gruppo dietro l’altro, tutti insieme, è un evento di una suggestione straordinaria.

  • Quale futuro ci si aspetta per i carnevali in Basilicata?

Credo fermamente che ci troviamo sulla buona strada per mantenere vive queste rappresentazioni, abbiamo riscontrato qualche problema riguardo quei comuni molto piccoli come Cirigliano, Aliano, che contano pochi abitanti, ma che grazie alla costituzione de “La Rete dei Carnevali lucani a valenza antropologica e culturale” nello Statuto è stato inserito il principio mutualistico, ossia nel momento in cui uno dei membri chieda aiuto poiché in difficoltà nel portare avanti la tradizione, ognuno degli altri partecipanti è obbligato a fornire persone per far in modo che la tradizione non si spenga. Anche se abbiamo l’esempio di un comune di 97 abitanti al confine tra Francia e Spagna, Unanu, che vanta una delle rappresentazioni più antiche del mondo e che continua ad esistere, è certo che in questo caso la tenacia è più forte delle avversità.

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