22 Novembre 2024

dal web www.salernotoday.it

Il giovane rinvenuto cadavere in mare, a pochi passi da piazza della Concordia, era Enzo, 35enne del centro storico noto a innumerevoli salernitani

Visibilmente alterato, quasi sempre di corsa, come un’anima in pena. Chiedeva a qualche volto conosciuto una sigaretta per poi scambiare qualche chiacchiera con chi, privo di scrupoli, lo immortalava nei suoi momenti peggiori per deriderlo, anche a mezzo social. Addirittura c’è stato chi, senza il minimo tatto e rispetto nei confronti del giovane e dei suoi familiari, aveva creato una pagina Instagram dedicata ai suoi improbabili dialoghi e “attimi di follia”, coinvolgendo ben 6.014 follower. Dopo la tragica notizia della morte del 35enne per anni schernito e lasciato da solo, quella pagina Instagram sarà a breve chiusa “per rispetto”, come annunciato a mezzo social da qualcuno.

Enzo è morto. A 35 anni, per un presunto malore, dopo essersi tuffato in mare, sulla spiaggetta a pochi passi dalla centralissima piazza della Concordia. Quel ragazzo che, involontariamente, aveva suscitato risate in chi si sofferma solo sull’apparenza, non avrà mai quella possibilità di riscatto che gli sarebbe umanamente spettata. Nessuno tendeva davvero una mano a quel giovane salernitano – “star” del centro storico come qualche “fan” più spietato lo definiva sarcasticamente sui social- che veniva spesso picchiato e bullizzato, come mostravano gli evidenti segni di violenza presenti sul suo viso. In molti lo scansavano, giustificatamente, non conoscendone la storia. Mentre altri, seppur al corrente dei suoi gravi problemi, lo ignoravano o, nel peggiore e più frequente dei casi, lo ridicolizzavano, schiaffeggiando una dignità già mortificata per le precarie condizioni in cui versava. Di quel 35enne incompreso e maltrattato, adesso resteranno le foto e i messaggi di cordoglio sui social. Eppure la sua morte impone una riflessione alle istituzioni e alla comunità tutta che non può, e non deve, definirsi civile se lascia morire un giovane di 35 anni da solo, per strada. Perchè ogni persona merita di essere l’autrice di un destino che non sia già stato scritto, con atroce indifferenza, da altri. Perchè la morte di un giovane disperato rappresenta, in fondo, la morte di un pezzo di cuore della nostra città, a cui non resta che unirsi in preghiera per implorare perdono ad ogni “Enzo” dimenticato dalla società.

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