25 Novembre 2024

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 06 novembre 2022

Tutti i porti restarono chiusi

I profughi rischiano la vita per cercare una vita migliore e gli ‘Stati’ litigano su chi li deve accogliere. “Non basta commuoversi, bisogna muoversi” ammonisce don Luigi Ciotti, il sacerdote fondatore di ‘Libera’. Anche gli ebrei che tentavano di salvarsi dai lager venivano rifiutati. Emblematico il caso di un transatlantico tedesco salpato dal porto di Amburgo il 13 maggio 1939.

Non si è spento il ricordo della St. Louis, la nave carica di 963 ebrei che, nel 1939, scacciati dalla Germania, cercavano di trovare una nuova patria. Non furono accettati né da Cuba né dal Canada e neanche dalla democratica America. Dovettero ritornare indietro e non pochi di loro perirono nei lager!” (‘Pianto di primavera’ pagine 5 e 6).

Si sarebbero potuti salvare

A Cuba accettarono solo chi poteva versare 500 euro (furono in grado di farlo una ventina di profughi); negli Stati Uniti il presidente Roosevelt declinò la richiesta di accoglienza perché da poco era stata approvata la legge sulle quote d’ingresso. Un netto rifiuto giunse anche dal Canada. Nonostante la campagna di sensibilizzazione promossa dalla stampa e gli accorati appelli della società civile per salvare quella povera gente che cercava la salvezza, tutti i porti restarono chiusi. Il capitano della nave Gustav Schröder fece di tutto per salvarli, minacciando persino di incagliare la nave sulle coste inglese. Dopo estenuanti trattative, il 6 giugno la nave riprese la rotta per l’Europa e il 17 attraccò ad Anversa. I migranti suddivisi in quote vennero accolti in Gran Bretagna, Francia, Belgio e Olanda, ma perirono quasi tutti nei lager. Per il suo coraggio, nel 1993, Schröder ha ricevuto il titolo di Giusto tra le nazioni dallo Stato di Israele.

“Anche noi siamo stati immigrati”

“Non basta commuoversi, bisogna muoversi” esorta don Ciotti. “Molte realtà hanno fatto e continuano a fare, ma la politica del Paese sta andando indietro non in avanti. C’è una grande, grave emorragia di memoria, ma c’è anche un’emorragia di umanità; un’emorragia di memoria perché ci siamo dimenticati un po’ della nostra storia: anche noi siamo stati immigrati e abbiamo lottato; i nostri nonni, le persone a noi molte care hanno lottato per la loro dignità e per la loro libertà. Alcuni provvedimenti che sono stati presi ci fanno soffrire moltissimo.

Fatidiche le parole della Senatrice a vita Liliana Segre

«Temo di vivere abbastanza per vedere cose che pensavo la storia avesse definitivamente bocciato, invece erano solo sopite».

Non avevamo vissuto abbastanza per assistere, ancora una volta, a vicende tali da oscurare la mente e rinsecchire il cuore.

Faccio parte di quella generazione dei quasi quattordici lustri che – dopo aver sentito i racconti del nonno, sulle trincee del Monte Grappa e degli zii, sui disastri del nazifascismo, che hanno macchiato per sempre l’Europa con l’Olocausto – credeva di aver chiuso i conti con gli ‘anni di piombo’, quando un gruppo di brigatisti pensò di poter cambiare lo Stato democratico a colpi di pistolettate.

Non è stato così!

Qualche spiegazione la troviamo nelle parole di Antonio Gramsci: «L’illusione è la gramigna più tenace della coscienza collettività: la storia insegna, ma non ha scolari».

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