Liberi di, liberi da …
Fuori logos – La filosofia per tutti e per ciascuno
di Stefano Cazzato
Esponente del liberalismo e continuatore dell’opera di John Locke, con LA LIBERTÀ DEI MODERNI PARAGONATA A QUELLA DEGLI ANTICHI, lo studioso elvetico Benjamin Constant (Losanna 1767- Parigi 1830) riflette sulle grandi conquiste dell’età moderna.
Distingue anzitutto la “libertà di” e la “libertà da”. E chiama la prima, positiva, e la seconda, negativa, rispettivamente la libertà di essere quello che si vuole essere e la libertà dall’autorità che ostacola quello che vogliamo essere.
Se per gli antichi l’individuo era sovrano negli affari pubblici, ma suddito negli affari privati, per i moderni è sovrano negli affari privati e suddito negli affari pubblici. Questo perché nel passato lo Stato rappresentava il tutto, mentre nell’età moderna è moderatamente presente nella vita dell’individuo, e quasi sempre al servizio dei suoi diritti naturali.
Constant identifica quindi traditori e nemici della libertà. I traditori sono coloro che credono nella libertà ma che per qualche motivo vogliono limitarla, ad esempio per non compromettere la sicurezza sociale o per impedire che venga esercitata da individui incapaci di farlo.
I nemici, invece, sono coloro che non credono programmaticamente nella libertà. Tra questi alcune categorie: i dogmatici che ipotizzano l’esistenza di una verità unica e assoluta; i fatalisti che si affidano al destino; gli statalisti che subordinano l’individuo allo Stato; gli idealisti che perseguono il perfezionamento dell’uomo costi quel che costi, anche attraverso la coercizione.
Documento storico, manuale pedagogico, manifesto teorico, saggio di filosofia politica, punto d’arrivo del primo liberalismo e di partenza del secondo, quello che sfocerà nelle concezioni novecentesche di Isaiah Berlin e di Karl Popper, il capolavoro di Constant è soprattutto la stella polare di quei diritti che i contemporanei hanno ereditato dai moderni.
Forse anche oggi, in un contesto completamente diverso da quello settecentesco, ci vorrebbe un Benjamin Constant che ci dicesse a che punto siamo con l’esercizio delle libertà fondamentali, se stiamo andando avanti o indietro, se la libertà sia negoziabile o intangibile, se il pantheon dei diritti individuali possa essere esteso illimitatamente, pur sempre nel rispetto delle libertà altrui, o se sia soggetto a restrizioni, se lo Stato debba essere arbitro o parte in causa nel determinare orientamenti religiosi, politici e morali.
Insomma che dicesse qualcosa sulla LIBERTÀ DEI CONTEMPORANEI PARAGONATA A QUELLA DEI MODERNI E DEGLI ANTICHI.