23 Novembre 2024

di Mario Fortunato da Cronista di Strada del 03 dicembre 2022

Dal libro ‘PIANTO DI PRIMAVERA’ dedicato alle vittime della pandemia. Il penultimo capitolo, ‘I rintocchi che toccano il cuore’, ha ricevuto la Menzione speciale al Concorso Letterario ‘Lettere al tempo della pandemia. I contributi ricavati dalla distribuzione del volume saranno devoluti in beneficenza.

I luoghi di Satana

Le case del Diavolo in Umbria e Lombardia. Le raffigurazione sui doccioni del Duomo e nella Basilica di Sant’Eustorgio a Milano; il ponte a Pavia e la ‘pietra’ a San Giovanni a Piro (SA). Luoghi inquietanti come l’isola di Papillon e il mare stregato in Giappone. Leggende legate a una figura crudele che si contrappone al bene e alla verità. Verità e amore di cui si ha tanto bisogno in questa società egoista e poco umana. (Pianto di primavera, pagine 60, 61,62,63 e 64).

Lucifero in Umbria

“A Orvieto, oltre al Duomo e al Pozzo di San Patrizio, c’è un posto chiamato la ‘Culata del Diavolo’: il luogo dove il demonio si sarebbe seduto, dopo essere stato cacciato dal Paradiso. Belzebù avrebbe fatto tappa anche in una frazione di Perugia, abitata da poco più di mille anime, ai confini con Gubbio. Il paese si chiama ‘La Casa del Diavolo’, nome che avrebbe avuto origine da una casa di perdizione (oggi una palazzina di colore rosso al centro del paese): una locanda anticamente frequentata da briganti, banditi della peggiore specie, commercianti di schiavi, che fungeva anche da postribolo per allietare le nottate di questa accozzaglia di malviventi.

Il Diavolo, venuto a conoscenza della malvagità concentrata in quella locanda, volle visitarla, facendosi accompagnare da bellissime fanciulle. Trascorsa la notte, tra banchetti e lussurie di ogni genere, dopo aver stretto patti infernali con quelle canaglie che non chiedevano di meglio per aumentare i loro loschi affari, se ne tornò all’Inferno, aprendo una buca profonda senza fine.

Alla fine del XVIII secolo, nelle vicinanze, sorse un convento di frati. Trascorso qualche tempo, i contadini del luogo notarono strani movimenti, soprattutto, nelle notti nebbiose e senza luna; si accorsero che i frati si radunavano attorno al pozzo, assumendo forme demoniache. Da allora, il convento prese il nome di Maniero del Diavolo”.

La casa del Diavolo a Milano

“Nel 1630, la casa in Corso di Porta Romana 3 era di proprietà del Marchese Ludovico Acerbi, persona superba e dall’aspetto strano che usava andarsene in giro su una carrozza trainata da sei cavalli neri, con sedici ragazzini vestiti di bianco che lo seguivano costantemente. La superstizione non costa monete e, al suo passaggio, erano in tanti a segnarsi sulla fronte (o a toccarsi la patta dei calzoni), facendo ben attenzione a non farsi vedere. Veniva da tutti visto con occhi sospetti e i dubbi diventarono certezze quando scoppiò la peste.

La maggior parte della gente, per paura, scappò da Milano. Lui rimase, continuando a vivere tranquillamente, e, quasi a sfidare il morbo che lasciava vittime in ogni angolo di strada, spesso organizzava feste danzanti con la partecipazione di tantissimi invitati. La peste, per fortuna, finì, lasciando lutti in ogni famiglia: ma nessuno degli ospiti che aveva frequentato quella casa si era ammalato. Da allora, non ci furono più dubbi che quelle stanze fossero abitate veramente dal Diavolo.

Nella metropoli lombarda, come si apprende dal volume 101 Storie su Milano di Francesca Belotti e Gian Luca Margheriti, la figura del demonio è presente su ben 96 doccioni delle 3.400 che punteggiano il Duomo e nella cappella Portinari, nella Basilica di Sant’Eustorgio: guardando la lunetta di destra, dove viene narrato il miracolo dell’ostia, nell’affresco che rappresenta la Madonna con in braccio un bambino, si notano delle grandi corna, disegnate sulle teste di entrambi”.

Il Ponte a Pavia

“Un altro luogo che rievoca il demonio è il Ponte coperto sul Ticino, a Pavia. Nel 999, il vecchio ponte romano crollò e, per il passaggio da una sponda all’altra, venivano utilizzate delle barche.

La vigilia di Natale numerose persone volevano passare sull’altra sponda per partecipare alla messa di mezzanotte ma una fittissima nebbia non permetteva di vedere oltre il proprio naso. La gente in attesa non sapeva come fare e, improvvisamente, dalla nebbia apparve un uomo vestito di rosso, che li invitava a seguirlo. Accettarono e, giunti nei pressi del vecchio ponte crollato, quello strano personaggio dagli occhi che sembravano lanciare piccole fiamme disse che lui avrebbe potuto facilmente ricostruire il passaggio, usando la nebbia, ma avrebbero dovuto stabilire dei patti per poterlo usare.

Tra gli astanti, non riconosciuto, era presente l’Arcangelo Michele, accorso dalla vicina chiesa, che rispose: «Tu comincia a fare il ponte, mentre noi ci mettiamo d’accordo. Poi ti terrai il primo che passerà».

Il Diavolo accettò e, fatto il ponte, si mise ad aspettare, sul pilone centrale, il primo che passava. Intanto l’Arcangelo Michele aveva mandato a prendere un caprone che afferrò per il collare e lo obbligò a passare per primo.

Il Diavolo accecato dalla rabbia scatenò un violento temporale, ma il ponte resse.

I Pavesi, per tenere lontano il demonio, costruirono sul pilone centrale del Ponte Coperto una chiesetta dedicata al Santo dei fiumi: Giovanni Nepomuceno.

La pietra del Diavolo a San Giovanni a Piro

“Un luogo che, da piccoli, ci incuteva paura era la ‘Pietra del Diavolo’ in località ‘Giampaolo’ (non lontano da una vecchia polveriera), nel Comune di San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno. Nei pressi, mio padre era solito preparare i covoni di fascine di mortella che, fatti bruciare lentamente e spenti al momento giusto, si trasformavano in carbonella, utilizzata nei bracieri per riscaldare stanze di case e palazzi che non avevano il camino. Papà la trasportava, con il traino, nei vicini paesi e rappresentava uno dei tanti espedienti che si è dovuto inventare, nel corso della sua vita, per portare avanti la famiglia.

A turno, con i miei fratelli, andavamo ad aiutarlo, trasportando i secchi d’acqua prelevata da grossi fusti riempitisi con la pioggia. In ogni luogo aveva una storia e, a Giampaolo, ci raccontava quella della pietra su cui il demonio era solito riposare dopo essersene andato in giro: una grande pietra cilentana di colore bianco sporco, su cui si aveva l’impressione di notare la forma di un ampio sedere.

Altri luoghi in Italia e nel Mondo

Il Ponte del Diavolo a Lucca. A forma convessa, lungo 90 metri e alto 18, è chiamato così perché un capomastro avrebbe stretto un patto con il maligno per realizzarlo in una sola notte.

Il Ponte del Diavolo a Modena (Ponte D’Ercole). Si tratta di un monolite naturale a forma di arco, lungo 33 metri, nei pressi di Frignano. Si narra che il ponte, costruito per un contadino in cambio della sua anima, sarebbe stato dimenticato dal demonio distratto dal ballo delle streghe.

Il Ponte di Lanzo fu costruito in pietra, nel 1378, per collegare il paese con la città di Torino. Ha la forma di schiena d’asino. Sarebbe stato realizzato da Satana in cambio dell’anima della prima persona che lo avesse attraversato.

Il Ponte del Diavolo a Civita in provincia di Cosenza (Parco Nazionale del Pollino). Magnifica costruzione a una sola arcata a dorso d’asino. La leggenda narra che sarebbe stato costruito dal Diavolo dopo aver stipulato un patto con il proprietario del terreno.

Gli Archi del Diavolo a Salerno. Furono eretti nel centro storico per rifornire di acqua il Monastero di San Benedetto. Sonolunghi circa 650 metri e alti 21.

Il Ponte Gobbo (struttura romana utilizzata per attraversare il fiume Trebbia) nel piacentino; il Ponte del Diavolo a Torcello nella Laguna Veneta; il Ponte del Diavolo a Cividale del Friuli; il Ponte del Diavolo a Tolentino: a cinque arcate sul fiume Chienti; il Rakotz Bridge in Sassonia a forma di semicerchio, circondato da rododentri e azalee; il Pont du diable di Ceret nel sud della Francia; la Sella del Diavolo in Sardegna:magnifico sentiero tra i luoghi più visitati della città di Cagliari; la Gola del Diavolo a San Severino di Centola, in provincia di Salerno. Meravigliosa forra sul fiume Mingardo, nei pressi dell’antico borgo abbandonato nel 1888, legato alla famiglia del Principato di Salerno: i Sanseverino.

L’Isola del Diavolo

Uno dei luoghi più inquietanti del nostro Pianeta. È la più piccola delle tre isole dell’arcipelago della Salute, al largo della costa Guyana Francese. Venne chiamata Isola del Diavolo perché di difficile approdo a causa delle forti correnti e per i terribili squali presenti nel mare. Gli indigeni affermavano che l’isoletta fosse dominata da uno spitirto maligno. Diventò famosa dal 1852 quando Napoleone III decise di costruirvi un penitenziario. Tra i prigionieri più famosi Alfred Dreyfus, capitano dello Stato maggiore, condannato per alto tradimento nel 1894, successivamente insignito della decorazione di Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore.

Le fughe più ardite: l’italiano Carlo Rudia incolpato di aver partecipato alla cospirazione con Felice Orsini per assassinare Napoleone III; Henri Charriére accusato di omicidio e reso famosissimo con il nome di Papillon. L’impresa è diventata leggendaria grazie al libro e al film interpretato da Steve McQueen: un vero cult cinematografico del ‘900.

Il mare del Diavolo

Il triangolo del DragoMa No Umi» in giapponese, ovvero «mare del drago»). Zona dell’Oceano Pacifico tristemente nota per la scomparsa di aerei e navi. Ciò potrebbe essere causato dalle correnti calde e fredde che potrebbero determinare disfunzioni elettromagnetiche agli strumenti di bordo. Viene denominato anche Mare del Diavolo perché un’antica leggenda narra che in questo mare vi abita il demonio in persona.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *