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14 Aprile 2025

Rubrica: «Personaggi,avvenimenti e luoghi del nostro Sud» a cura di Vincenzo Ciorciari

Giornata piena per un pensionato che si affida al trastullo del pc affinchè non si sclerotizzino i neuroni della buona volontà ma questi si ostinano a non andare in pensione anzi gli urgono e lo motivano a ricordare la Festa del Tricolore, cui almeno oggi gli Italiani dovremmo guardare con orgoglio, con riconoscenza e con devozione.

Accendiamo le candeline per festeggiare la nascita del Tricolore, ovvero quando i nostri antenati si inventarono un comune vessillo per tutti i «fratelli d’Italia» e, più di una volta, si ingegnarono a modificarlo perchè fosse sempre più rappresentativo di una terra che andava crescendo come Nazione e, nonostante fatti ostativi e personaggi rematori contro, anche riconoscendosi tale.

Ufficialmente sono 225 candeline: era il 7.1.1797 quando -spiegava il Sindaco Luca Vecchi- a Reggio Emilia per la prima volta venne approvata l’adozione del Tricolore da parte di uno Stato italiano sovrano,  la Repubblica Cispadanama afferma lo storico Aldo A. Mola: Nessuno deve aversela a male, ma quello era un vessillo militare. La vera bandiera Italiana deriva dalla coccarda della sommossa di Bologna del 1794 … allorchè un gruppo di ragazzi del Collegio della Viola, ai quali si unirono fra gli altri Giambattista De Rolandis e Luigi Zamboni studenti

all’università di Bologna, scesero nelle strade della città al grido di Giustizia Libertà e Uguaglianza e portavano come distintivo una coccarda tricolore.

Infatti dal prosieguo di Quella che segue e’ la cronologia degli avvenimenti che furono 
alle origini del tricolore della bandiera nazionale italiana
(Comitato per la verità storica sull’origine della Bandiera Nazionale. Ricerche coordinate e redatte da Elio Antonucci) si apprende: 16 settembre 1794 – Nella casa bolognese dello studente in legge Luigi Zamboni si tiene una riunione per un tentativo di sollevazione cittadina contro l’assolutismo dispotico del potere. Nel corso di questo convegno vengono decisi i tre colori della bandiera italiana.

Segue informandoci su quei tempi quando si avvertiva la presenza, il peso e lo scarpone dell’invasore la testimonianza del Visconti Venosta (Ricordi di gioventù: cose vedute o sapute, 1847-1860, pag. 75- L. F. Cogliati 1904) presente nelle Cinque Giornate di Milano:

Mi fermai alquanto a contemplare lo spettacolo cosi nuovo, e che tanto entusiasmava, delle bandiere tricolori che ornavano ogni fînestra. Erano bandiere improvvisate quella mattina, bandiere fantastiche, fatte di coperte, di scialli, di cenci, purchè fossero bianchi, rossi e verdi. E dalle finestre le signore gettavano alla folla, che applaudiva, coccarde e nastri tricolori […] Tutti si ripetevano l’un l’altro la grande notizia, tutti si abbracciavano, si baciavano, piangevano; le porte, le finestre si spalancavano; da ogni finestra sventolava una bandiera fatta coi tre colori; molti vi accendevano dei lumi. Sono andati! Sono andati! […]

Dappertutto sventolavano drappi, tele, cenci d’ogni qualità, purché fos­sero bianchi, rossi e verdi; e la gente non cessava dal contemplare, dall’inebriarsi quasi di quei colori, simbolo di tante speranze e di tanti dolori. Tutti portavano grandi coccarde d’ogni foggia ai cappelli e sui vestiti e dalle coccarde pendevano medaglie col ritratto di Pio IX e col motto: Italia libera, Dio lo vuole.

Da ciò, ricorrendo a giovanile retorica, ricordo a me stesso come sovente indugiamo su due luoghi comuni del tipo Non tutti sanno che… e Strano ma vero. Al liceale della vecchia guardia che, volontario forzato, doveva mandare a memoria canti della Divina Commedia e li declamava qual Benigni in sedicesimo, è capitato, in quei versi spulciando, scoprire dettagli che autorizzano dire più o meno: Lo anticipava… lo prevedeva… lo ammoniva Dante.

Il Sommo, così descriveva le tre virtù teologali Fede, Speranza e Carità (Purgatorio, XXIX, 121-126):

Tre donne in giro da la destra rota
venian danzando; l’una tanto rossa
ch’a pena fora dentro al foco nota;
l’altr’era come se le carni e l’ossa
fossero state di smeraldo fatte;
la terza parea neve testé mossa;

e così vestita presentava Beatrice (Purgatorio, XXX, 28-33):

così dentro una nuvola di fiori
che da le mani angeliche saliva
e ricadeva in giù dentro e di fori,
sovra candido vel cinta d’uliva
donna m’apparve, sotto verde manto
vestita di color di fiamma viva.

Non sarà che, unendo il Paese prima con la lingua, vagheggiasse anche un’unità politica, prospettata con diversi registri ed in tutte le salse ai suoi concittadini globali e, specialmente, a chi avesse mestiere e possanza di mettervi mano?

Da una mente come quella del Fiorentino puoi di tutto aspettarti, addirittura che avesse in e di quei colori, in e di quelle combinazioni di tinte, visioni che sfuggono al comune mortale, visioni che saprà ricevere, registrare e decodificare solo qualche Genio ogni migliaio di anni, comunque mi entusiasma vedere la premonizione della bandiera italiana.

Concessomi con immenso piacere questo “schizzo” di riflessione rasserenante, non posso non ricordare infausti momenti quando il simbolo del Tricolore nel corso di decenni è stato ridimensionato, per non dire altro, nell’ottica di distorte teorie per le quali scodinzolanti seguaci “cerebro-detersi” di falliti teorici hanno tentato a esso sostituire altri simboli e altri valori: le menti lucide e use allo studio della Storia hanno sempre accertato il vaticinio del naufragio definitivo di tali teorici e teorie, mentre uno come me che della stessa Storia appena intende i titoli, quando siano a caratteri cubitali, esterna la terza riflessione: per come tante volte è stata ridotta la bandiera italiana, dovrei sfilare ogni giorno un rosario di … tanti belli pensieri, ma non ne vale la pena … almeno per rispetto al Tricolore!

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