22 Novembre 2024

Rubrica: «Personaggi,avvenimenti e luoghi del nostro Sud» a cura di Vincenzo Ciorciari

“Principe, quali danni fecero in Italia i barbari?” – “Bazzeccole” – “E i terremoti?” – “Quisquilie” – “E i bombardamenti dell’ultima guerra” – “Pinzellacchere” – “Allora tutte queste rovine che vediamo in giro specie in inverno?” – “Desisti, non andare oltre, ti offro un caffè”. Lo so, nessuno crederà che sia una reale intervista a Totò, soltanto è un mezzo per prendere coraggio è unirmi a lamenti, bestemmie e disperazione che inondano e fanno affogare tantissimi italiani.

Ponti sgretolati, strade diventate groviere, montagne franate, fiumi e ruscelli esondati e quant’altro diventano terrorifico cortometraggio del territorio del Bel Paese per millenni ammirazione ed invidia del resto del mondo che da appena qualche decade si prende la rivincita e ci identifica come un popolo di incoscienti ed irresponsabili, di cialtroni e delinquenti che si stanno giocando criminalmente uno scrigno di nazione che non sono degni di abitare.

Ovvio che non intendo affatto difendere o condannare nessuno dei partiti italiani o dei rispettivi esponenti, nè riferirmi a leggi probabilmente emanate per favorire, dicono i maligni, persone o categoria né a istituzioni o membri di esse deputate a farle ossevare e in difetto a punire i trasgressori.

Non ne ho voglia, addirittura trovo il coraggio … di autodefinirmi vigliacco, vorrei dire codardo ma mi suona troppo tenue e da letterati, anzi mettiamoci pure pirla, grullo, pistola, minchiuni per farmi capire dalle Alpi alle Piramidi. Vigliaccheria, mia e di tantissimi connazionali, per non saperci tuttora riprendere dall’abbandono, dalla resa, dalla disperazione che ci prostrano in questo particolare periodo di rovina inarrestabile di istituti e istituzioni, di rappresentanti e autorità dello Stato.

Dicevo cadono muriccioli di stradine di paesi in perfetta sincronia con ponti, autostrade, scuole, ospedali e a volte, come mai visto in Italia, inaugurati prima del previsto perchè si è sicuri che si manterranno in piedi poco tempo. Ne consegue che nessuno ha colpa o paga la giusta pena, che non si fa niente per recuperare almeno i soldi buttati via.

Al contrario ci si adopera affinchè i “soliti ignoti” –nel senso di non conosciuti dal popolino che vota per i loro “compari” che ben li conoscono- seguano guadagnando “periziando” sui disastri procurati da “colleghi” progettisti delle opere crollate e progettando nuove opere sulle quali si avvicenderanno a “periziare” i colleghi prima incriminati.

La stampa insinuna che si intascano “mazzette”, prebende, “pizzi” senza che i colpevoli avvertano vergogna quando smascherati, tanto fino al terzo grado di giudizio siamo obbligati a essere garantisti, caso mai un condono o una legge “à la cocque”, scusate, “ad hoc” puntualmente si troverà da regalare anche al più fiero e odiato avversario.

Anzi, quando gli indagati si scoprono nelle vesti di perseguitati, li vediamo sfilare con maggiore assiduità per gli studi televisivi a proclamare la loro verginità e a lanciare contumelie e sconcezze contro giudici e giornalisti per la delinquenziale condotta di queste due esecrabili schiere di “nemici della Democrazia”, assodato ormai che solo stampa e magistratura sono colpevoli delle calamità italiane, incluse le epidemie e senza scartare il maltempo (!?!).

Non è che ultimamente qualche pestifero odore non provenga pure da quei quartieri ma è argomento per altre occasioni.

Ciononostante, abbiamo in Italia presidii e controlli in grado di funzionare “h 24” per estirpare ogni bubbone di mala amministrazione sul nascere e vengono espletati da Commissioni d’inchiesta capaci, incorruttibili, inflessibili e, a qualcuno che si sognasse obiettare per quello che costano, bisogna rispondere che non è mai troppo per il servizio che rendono allo Stato.

A tal proposito, non se a voi, quante volte a me e a quei connazionali sopra cennati ci è venuta voglia di usare per questa gente gli stessi epiteti che allegramente si scambiano fra loro e che ci fanno “voltastomacare” quando se li esternano in pubblico? Quante volte avremmo voluto maledirli, nel senso letteralmente biblico del termine, per le angosce regalate, per i futuri rubati, per le dignità violentate? Ammetto che, non so se voi, almeno io me la sono fatta sotto per il terrore che, di fronte all’offensiva di un politico che “si senta” offeso e dello stuolo dei suoi “famigli”, non sarei in grado di salvarmi fin quando vivrei.

Pirla, io e i miei connazionali, per tanto resistere a convincerci di come ci abbiano sadicamente e volgarmente ingannati, sicuri essi che non avremmo alzato capo, quindi spontaneo mi sovviene una parabola sassanese su politici ed elezioni: le corna ci misero con la bella donna che avevamo sposato (l’Italia) non perchè si prestasse ella ma perchè la rapirono, la violentarono e noi diventammo curnuti e mazziati.

Ecco l’analogia con il cittadino abbandonato per sempre dopo essere stato spremuto senza ritegno da ogni combriccola che si sia installata in quei posti dove si sono decise le sorti di un popolo cui toccava una “sovranità” da esercitare nelle forme e nei limiti della Costituzione.

Ecco, però, ciò che più comincia a farmi stancare della parte del vigliacco e del pirla emi spinge a passare a sperimentare quella del balordo che mi accorgo riuscirmi con migliore dominio di scena, sicchè mi lancio a recitare sul virtuale palcoscenico della mia mente il ruolo di un probabile inchiavicato e ʼnbastucchiato Premier italiano: in questo collasso generale, dove gli orizzonti vicini si allontanano anni-luce, mi presento in Europa, al Consiglio, al Parlamento, alla Commissione, insomma dove, vedendomi ascoltato con attenzione, faccio una sola proposta:

Noi Italiani (Popolo-Governo-Parlamento-Sindacato-Economia-Sport-Spettacolo-Televisione, ecc.) ci impegniamo a pagare il doppio del debito che abbiamo a oggi, a rinunciare a ogni contributo già stanziato a nostro favore, a dimetterci da posti e cariche di Ministeri-Parlamento-Regioni-Province-Enti-Partecipate-Fondazioni-Circoli-Proloco di ogni tipo ecc., a pagarvi lo stipendio che riterrete opportuno per ogni mansione svolta (tanto non ci costereste mai quanto i nostri) e solo vi chiediamo l’impegno di venire ad amministrarci, a governarci, a tassarci per almeno trent’anni.

Un ingenuo eurodeputato di prima nomina non si sofferma sulla natura e sulle ragioni della proposta ma solo mi chiede: Perchè questo tempo?

Grosso modo sarebbe lo stesso tempo che è trascorso da Tangentopoli cui, sia pure stonati e tramortiti, ancora sopravviviamo nonostante la dedizione dei nostri politici a seppellirci e con siffatto cambio di gestione non potrà che andarci meglio, molto meglio. Fra un trentennio avremmo la fortuna di ridere su quanto oggi ci fa piangere e all’estero imparerebbero a parlare bene di noi piuttosto che ridere, impareremmo a ridere milioni di cittadini che abbiamo dimenticato di come si ride pure avendone diritto. Ah, metterei le seguenti clausole all’accordo: lasciateci Sanremo, il Campionato di calcio (ma arbitri e Var restano di vostra competenza) e le ferie estive e natalizie.

In sintesi, a vigliacco, a pirla, a balordo aggiungeteci cittadino con candore di bambino che riesce ad accontentarsi di poco e a mantenersi ottimista pur nei momenti più … più … più … boh! Non sarebbe, comunque, il caso di perdere tempo a pettinare i calvi e in tema di calvizie lasciatemi dire che davvero ne capisco, senz’altro molto più che di politica.

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