27 gennaio “Giorno della Memoria”
Che senso ha ancora il Giorno della Memoria? E perché celebrarlo?
editoriale della domenica Francesco Sampogna
Inizio questa mia riflessione partendo da una frase di Golda Meier, “Il mondo odia un ebreo che reagisce. Il mondo cia ama solo quando dobbiamo essere compatiti”. Golda Meier è stata una politica israeliana, quarto premier d’Israele (1969) e prima donna a guidare il governo del suo Paese, terza a ricoprire tale posizione a livello internazionale, definita da qualcuno alla pari della Margaret Thatcher, “lady di ferro”.
La legge dice: “La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ‘Giorno della Memoria’, al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati”.
Ogni anno, ormai dal 2001, il 27 gennaio, ricorre il “Giorno della Memoria”, istituito in Italia, prima nazione a farlo, con legge 211 del 20 Luglio 2000 dal Governo Amato.
In occasione di tale ricorrenza, vengono organizzate cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione, in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado, su quanto è accaduto al popolo ebraico e ai deportati militari e politici italiani nei campi nazisti in modo da conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico ed oscuro periodo della storia nel nostro Paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere.
Come sempre succede, poco tempo dopo la promulgazione di questa legge, la destra politica rispose a quella che era percepita come una “ricorrenza di sinistra”, con una legge che ricordava il massacro delle foibe e l’esodo giuliano dalmata, con la legge 30 marzo 2004 n. 92.
Al di là del giusto e importante ricordo di una tragedia che non poteva però assolutamente essere paragonata all’Olocausto. Il senso vero e profondo di quella operazione era che ognuno ha i suoi morti da commemorare, morti causati dai relativi “cattivi della storia”. Da una parte i nazisti, dall’altra i comunisti.
Ma torniamo al Giorno della Memoria, quale era ed è il senso vero legge 211/2000? Essa aveva come scopo che la memoria della Shoah fosse una “commemorazione” per rafforzare ed unire i valori fondamentali che hanno portato alla fondazione dell’Unione Europea. In tal senso, qualche anno dopo, e precisamente nel 2005, veniva proclamato a livello internazionale anche dall’ONU il 27 gennaio come “Giorno della memoria della Shoah”.
Voglio ricordare due passaggi importanti, in cui, Romano Prodi, uno dei maggiori fautori dell’Europa Unita e della politica europeista. Il primo, il 28 febbraio del 2000, quando in qualità di Presidente della Commissione Europea a Yad Vashem (Gerusalemme), durante il suo discorso, disse: «Sessant’anni fa in Europa è stata scritta la più orribile pagina della storia umana. L’Europa non ha dimenticato e non vuole dimenticare. Per questo, come primo atto della mia presidenza, sono andato ad Auschwitz. Per questo, oggi sono qui. Auschwitz, Yad Vashem sono i luoghi della memoria. Auschwitz, Yad Vashem sono i luoghi da cui partire per costruire il futuro. L’Europa che abbiamo costruito al termine e sulla base della tragedia della guerra e della Shoah è e vuole essere una terra, un’Unione di pace, di libertà, di rispetto dei diritti e delle identità, di sicurezza. Per tutti e per ciascuno, quali che siano l’origine, il colore della pelle, la fede. Questi sono i valori che l’Europa è impegnata a garantire e a difendere». Mentre, il secondo, a Vienna, il 7 Aprile 2000, in occasione del Discorso all’inaugurazione dell’Osservatorio Europeo dei Fenomeni di Razzismo e Xenofobia, disse: «Ora l’Europa può avere un futuro di pace, può costruire un grande disegno di pace, solamente se non dimentica, se si impegna in una cultura della memoria, che renda consapevoli tutti e in particolare i giovani che ciò che è accaduto può ancora accadere. È questo lo strumento per riconoscere e denunciare oggi il razzismo nelle sue nuove figure, la xenofobia nella sua pretesa ottusa di rialzare muri di inimicizia nei confronti di chi è diverso da noi per storia, cultura e tradizione».
Torniamo al nostro paese, alla nostra amata Italia, il Giorno della Memoria dovrebbe innanzitutto essere dedicato a ricordare non solo le vittime, ma anche i carnefici, e soprattutto gli indifferenti. Per l’Italia gli indifferenti furono la stragrande maggioranza dei cittadini che nel ’38 non dissero nulla di fronte alle leggi razziste.
Possiamo concludere, parlando degli indifferenti, e usare una frase della Senatrice Liliana Segre, testimone vivente della Shoah: “L’indifferenza è più colpevole della violenza stessa. È l’apatia morale di chi si volta dall’altra parte: succede anche oggi verso il razzismo e altri orrori del mondo. La memoria vale proprio come vaccino contro l’indifferenza”.
E ancora, riportando ciò che scrisse Vittorio Foa: «Ecco un nodo che è amaro. Dall’arrivo delle truppe alleate, nel 1943, al 1948 l’Italia liberata dal fascismo si è affollata di illustri antifascisti che si distinsero, appunto come antifascisti, nel teatro della cultura italiana. Erano cattolici, liberali, azionisti, comunisti (molti). A parte Benedetto Croce e i pochi reduci dall’esilio e dalle carceri, non uno di quegli illustri antifascisti aveva detto una sola parola contro la cacciata degli ebrei dalle scuole, dalle università, dal lavoro, contro quella che è stata un’immonda violenza. I nomi che mi vengono subito in mente sono quelli della mia parte politica, taciturni come tutti gli altri. Mi riesce difficile rinunciare a questo discorso anche se non so bene perché diavolo lo faccio. Forse non sto cercando una condanna morale ma solo il riconoscimento di un fatto».
Il Giorno della Memoria dovrebbe servire a combattere l’antisemitismo mascherato, a rinsaldare i valori della nostra costituzione, e della Unione Europea, a combattere l’antirazzismo, la discriminazione di ogni diversità, a favorire i valori dell’accoglienza e dell’inclusione.
Bisogna celebrare i valori della vita, dell’umanità. Celebrare la libertà, anzi “Le LIBERTÀ”.
Da questo concetto, che oggi in occasione della Giorno della Memoria e in un momento storico, politico e sociale particolare che stiamo vivendo, nasce “La Voce del Meridione”: progetto editoriale ispirato alla difesa della Libertà, attraverso un informazione libera e indipendente. Progetto ampiamente condiviso con Mario Fortunato e da altri amici.
Oggi come non mai, vanno tutelate e salvaguardate “Le LIBERTÀ”, come insegnava l’indimenticabile amico “Pierlibero” (al secolo Enzo Pezzati), giornalista/scrittore, che da cittadino europeo, aveva scelto il Golfo di Policastro come sua ultima residenza. Per onorarne la memoria, La Voce del Meridione intende organizzare la prima edizione del Premio Internazionale “Pierlibero – Enzo Pezzati” avente come tema “La tutela delle ‘LIBERTÀ’ ”.
Mi piace concludere questa breve riflessione condividendo il pensiero di Anna Foa. “La Shoah, non è una questione ebraica, ma un monito perché niente di simile succeda non solo agli ebrei, ma a chiunque. Di fronte al fatto che, in vari modi e forme, l’Evento potrebbe di nuovo riaccadere”.
Gentile Sindaco, “La Voce del Meridione” di cui mi onoro essere il Direttore Editoriale intende organizzare la prima edizione Premio Internazionale “Pierlibero – Enzo Pezzati” avente come tema “La tutela di ogni forma di Libertà”.
Il concorso di carattere internazionale vuole omaggiare il nostro mai dimenticato Amico Enzo Pezzati, che dopo aver mietuto successi nazionali ed internazionali volle scegliere il nostro Comune, come sua ultima residenza. Fortemente innamorato di questo territorio ci ha lasciato testimonianze non solo a livello culturale. Ha infatti profuso grandi energie nella realizzazione del Parco Marinella, (creato da un area di materiali di risulta proveniente dai lavori della vecchia galleria); ha contribuito ad abbellire e a rendere ancora più funzionale il cimitero di Vibonati, che proprio grazie alla sua opera pùò vantare una cappella multi religiosa (unica non solo nel nostro territorio). Mi pare superfluo ricordare la sua apprezzata attività giornalistica portata avanti attraverso le radio e le Tv locali e con la pubblicazione del periodico “I Corsivi”. Una persona di grande cultura, vero cittadino europeo strenuo difensore di ogni forma di Libertà. Sono questi i motivi che ci spingono ad omaggiarne la memoria con un Premio internazionali. Sicuri che l’Amministrazione da lei guidata sarà al nostro fianco.